di Ahara Bischoff
Michael Jackson è rimasto celebre, fra le altre cose, per aver sacrificato il suo corpo all’arte. Aver modificato il proprio fisico per accontentare le ispirazioni artistiche che esigevano delle continue trasformazioni. Con il proprio corpo mutato ha continuato a vendere milioni di copie in tutto il mondo, magari scontentando alcuni vecchi fan ma conquistandone numerosi altri.
È un po’ quello che sta facendo il Cirque du Soleil in questi ultimi anni? il più celebre circo del mondo sta da tempo compiendo un percorso di metamorfosi quasi continuo. Dai primi, ammirati, spettacoli in tour sotto chapiteau alle grandi produzioni dei teatri fissi e costruiti apposta di Las Vega. Poi il burlesque con Zumanity, gli adattamenti dei vecchi successi ai palazzi dello sport, l’illusionismo con Believe, e l’incontro con i grandi della musica come i Beatles, Elvis Presley e ora Jackson.
In questo caso, ovviamente, la location è trasformata, il grande palco non è più un maneggio polveroso, ma si trova su YouTube e in palazzi dello sport polifunzionali. Ma il pubblico brama comunque le grandi magie, che nessuno sapeva mettere in scena meglio di Michael Jackson. Il quale dimostra anche di essere impresario di un tour più lungo della sua stessa vita, una macchina ingegnosa che si è auto-evoluta, fino all’unione con un’altra grande industria del mondo dello spettacolo, il Cirque du Soleil.
Come Jackson anche il Cirque è sempre alla ricerca della perfezione attraverso la trasformazione e si distingue per la passione di mettere in gioco l’innovazione e la creatività, due elementi che non mancano mai negli spettacoli del complesso canadese.
L’omaggio attuale è un esempio per la sinergia perfetta di due marchi curati in ogni dettaglio, si chiama Michael Jackson – The Immortal World Tour ed è non solo un tributo, ma l’eredità musicale che il Cirque du Soleil ha elaborato insieme ai familiari superstiti del cantante deceduto. Il King of Pop è morto, evviva il Re!
Attenzione a non fraintendere, chi vuole vedere uno spettacolo di circo è nel posto sbagliato. La “tournée immortale” è una gigantesca festa di scenotecnica, creata con 1400 costumi e 64 artisti di 15 paesi diversi, ricchissimo di scenografie, effetti ottici e fuochi artificiali. Portati in giro per l’Europa con 45 camion. Ma dai palazzoni in cui lo spettacolo viene montato, alla vendita di magliette con l’immagine di Michael e la scritta Immortal World Tour fino alla comunicazione all’inizio dello spettacolo “Ladies and gentlemen, Michael Jackson!”, la scena è preparata per un concerto pop dall’aldilà, non per una performance circense. E così lo spettatore può vedere Michael Jackson che è onnipresente, proiettato su sette video schermi (in totale 500 metri quadri), che balla, canta e parla. Solo che, oltre la voce digitale registrata, una sua imitazione non c’è. Questo per lo spettacolo è la più grande fortuna, ma anche la sua debolezza. In effetti, forse manca un performer capace di ancorare lo show e proporre un punto di vista interpretativo.
Nei panni sfavillanti del protagonista c’è Salah, un mimo, che balla e si piega come se non avesse ossa. Lui spesso è accompagnato da Bubbles, un uomo travestito da scimmia, con una maglietta rossa-nera a righe. Come artisti del circo sono davvero bravi, ma non funzionano e del resto non pretendono di funzionare come sostituzione di Michael Jackson. Oltre i caratteri di spicco anche i numeri acrobatici forti qui sono una merce rara. Certo, quando Felix Cane, l’attuale campionessa di pole dance, si arrampica sulla pertica, il pubblico non osa respirare, ma si nota che la maggior parte degli artisti viene piuttosto dalla danza. E qui sta proprio la forza di Jamie King, direttore e compositore dello spettacolo, ma anche tour director di Madonna, Britney Spears, Christina Aguilera e Rihanna. Conosceva Michael di persona; nel 1992, durante la tournée di Dangerous, era uno dei quattro ballerini principali dei suoi spettacoli. Ora scatena una tempesta visuale di danzatori, acrobati e musicisti che ricordano i concerti rock degli stadi.
Quasi per ognuna delle 25 canzoni c’è un numero di danza, lo stato di eccitazione viene mantenuto costantemente ad un livello alto, succede poche volte che la curva di tensione si abbassa di uno, due gradi. Manovre di breakdance seguono fontane di fuoco e giochi futuristici di luce, guanti di lustrini e scarpe nere con calze bianche, tutti sovradimensionali, ballano sul palco, durante Thriller esce un’orda di zombie, ossessionate della danza, dalle loro tombe sul palco.
Può capitare che lo spettatore in mezzo a questa tempesta faccia fatica a seguire la sovrapposizione di artisti, musicisti e video. Si trova qui di fronte a uno spettacolo che vuole comunicare con grande pathos, musica e danza, i messaggi di Michael che parlano di amore, pace e felicità, mostrandolo come filantropo, attivista ambientale e sognatore. La trama è metafisica, accennata, segue una linea cronologica che va dai primi anni di Michael come cantante ai Jackson Five, fino alle sue ultime canzoni di successo, cambiando l’atmosfera da euforia e rabbia fino a speranza, ma appoggiandosi sempre su una sensazione fantasy-circense. Nonostante ciò la storia non ha ambizioni biografiche e chi non ha davanti a sé il programma difficilmente riesce a seguirla. All’inizio i cosiddetti “Fanatics” cercano di entrare attraverso il portone di “Neverland”, il ranch di Michael in California, messa in scena come se fosse un paese delle favole. Una mezza dozzina di canzoni dopo ci riescono, le porte dorate si aprono e i “Fanatics” vengono animati dallo “Spirit” di Michael. Questo mondo dei sogni viene a scricchiolare durante Earth Song e Scream, all’improvviso la grande quercia, sulla quale Michael si arrampicava per scrivere le sue canzoni va in fiamme, fino a quando appaiono gli artisti con decine di cuori rossi in mezzo al pubblico ed evocano lo spirito di Michael. Finisce con la canzone Man in the Mirror e la richiesta di Michael di migliorare il mondo.
L’impressione che rimane dopo aver visto questo spettacolo travolgente? Che la morte dell’artista di maggior successo di tutti i tempi, Michael Jackson, sia irrecuperabile. Ma che il Cirque du Soleil con The Immortal World Tour ancora una volta è riuscito a trasformare la memoria di una star in un organismo vivente. Creando così un’icona pop che vive attraverso il circo.