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Stupore continuo. Il circo al Fringe di Edimburgo

di Alessandro Serena

A volte bastano i numeri a dare l’idea. In effetti, per capire perché il Fringe di Edimburgo è considerato il più grande festival di spettacoli dal vivo, è sufficiente un dato. L’anno scorso la rassegna ha ospitato 3.553 spettacoli. Al giorno. Il che significa più di 52.000 performance in totale, per un mese all’insegna di teatro, danza, musica e ovviamente circo.
Di fronte a queste quantità (quasi 2600 artisti provenienti da 72 nazioni), viene naturale considerare la kermesse come un appuntamento fondamentale per chiunque sia appassionato di live entertainment. Per il pubblico, certamente, che nel 2023 ha staccato 2 milioni e 400mila biglietti, l’11% in più rispetto all’anno precedente, ma il 19% in meno rispetto al 2019, ultima edizione prima del Covid. Però anche per gli operatori del settore (1.400, secondo le stime ufficiali), che recandosi nella città scozzese possono assistere a spettacoli da tutto il mondo, scovare nuovi talenti, creare connessioni per le produzioni che gireranno poi i paesi di ogni continente.
Senza pretesa di essere esaustivi (impresa che sarebbe impossibile), questo articolo vuole mettere in luce alcuni degli show che hanno colpito la redazione di Circo nel 2023. Aspettando con curiosità il Fringe di quest’anno, che si preannuncia altrettanto ricco e variegato.

Ima

Lo spettacolo che aveva creato più aspettative, senza poi deluderle, è stato sicuramente Ima, della compagnia ungherese Recirquel. Da tempo questa compagine si è affermata come una delle realtà principali del panorama contemporaneo, riuscendo sempre a realizzare performance molto raffinate ma mai cervellotiche, capaci di emozionare grazie al talento dei suoi interpreti, cullati in un vivaio, quello di Budapest, tra i più attenti allo sviluppo dell’arte circense. Ima è forse l’apice (finora) del percorso creativo di Bence Vági, un regista visionario che sta dettando nuovi standard per questo tipo di spettacoli. Si è al confine tra l’happening e lo show: allestita in un palazzetto del ghiaccio, all’interno del quale una struttura accoglie pochi spettatori alla volta, questa performance viene ripetuta sei volte al giorno da altrettanti artisti differenti. Definita dalla stampa “un viaggio mistico”, vive in effetti di un’estetica minimalista, quasi ascetica: un solo performer in scena che si produce in una sequenza di evoluzioni aeree che significano una sorta di percorso spirituale, al quale il pubblico assiste come ad un rito. I movimenti delicati e perfetti vengono esaltati da un design luci maestoso, con effetti che accompagnano la levitazione dell’acrobata, simulano stelle in un cielo oscuro o illuminano le verità che il performer ci trasmette. Ima è un momento di raccoglimento attorno a uno spettacolo ancestrale, la sublimazione suprema delle potenzialità del circo.    

360 All Stars

Di tutt’altro genere, ma altrettanto meritevole d’attenzione, è 360 All Stars, della compagnia australiana Onyx Productions. Si tratta di un long seller, che a Edimburgo riempie la sala da diversi anni richiamando un pubblico giovane grazie alle atmosfere urban: le acrobazie sulle BMX si mischiano alla breakdance, i ritmi di una batteria dal vivo si confondono con basi hip-hop, per una sfilata di detentori di record mondiali che fanno del virtuosismo fisico un mezzo espressivo plasmato su un’estetica street molto marcata ed efficace. Che usino una ruota cyr o dei palloni da basket, il punto di forza di questi artisti è la perfetta sintonia tra l’energia delle musiche e l’adrenalina dei numeri, coreografati con precisione per esaltare un immaginario accattivante. Tanto da essere stato acclamato da più di un milione di persone in tutto il mondo.

N.Ormes

Il Fringe è sempre stato un festival dove temi d’attualità vengono affrontati apertamente. Anche negli spettacoli di circo si trovano performance capaci di parlare del presente. Il Canada ha ad esempio fatto scuola nel campo della ricerca e della sperimentazione nei confronti di una realtà sfaccettata e complessa. Nel 2023 il duo del Québec Agathe e Adrien ha portato a Edimburgo un lavoro incentrato sul rapporto tra i generi, volto a scardinare alcuni preconcetti al riguardo: N.Ormes si presenta come una classica performance acrobatica di mano a mano e acrobatica a terra, se non fosse che spesso i ruoli sono invertiti ed è la protagonista femminile ad assumere le posizioni di forza e di porteur. Un’operazione esplicita, ai limiti del didascalico, ma che risulta comunque sorprendente e di grande impatto, grazie a una scrittura impeccabile. In un’atmosfera rarefatta, quasi al buio, assistiamo al cercarsi di due corpi che si fanno metafora delle relazioni umane, tra complicità e lotta. 

No Dragon No Lion

A conferma dell’importanza della rassegna di Edimburgo come vetrina internazionale, una delle scoperte inaspettate dello scorso anno è arrivata da Hong Kong. No Dragon No Lion, del gruppo TS Crew, non si fa facilmente incasellare: come recita la presentazione, è uno show che “ridefinisce le arti marziali e le performing arts integrando l’opera cantonese col kung fu, l’acrobatica, il parkour, la capoeira e la danza. Il risultato di questi azzardati accostamenti è uno spettacolo vivido, ricco di idee, divertente. A dispetto di quello che sembra sottintendere il titolo dello show, non c’è una netta presa di distanza dall’immaginario legato all’Oriente, piuttosto un suo riuso intelligente e a volte parodico. La classica figura del dragone, ad esempio, qui viene “smembrata”, portando in scena solo lo scheletro di questo animale fantastico. In generale, il riferimento alla cultura orientale è sempre forte ed è la dimostrazione che la tradizione non è un fardello che appesantisce ma, al contrario, un bagaglio dal quale attingere verso viaggio futuri.   

Afrique en Cirque

Girando per le vie della città, l’anno scorso era impossibile non imbattersi nei manifesti di questa produzione di Cirque Kalabanté, un gruppo canadese che omaggia l’Africa e il suo circo. Tutto, infatti, nello show scritto da Yamoussa Bangoura, è una celebrazione di quel continente: l’ambientazione, un villaggio in Guinea, fa da sfondo a diversi numeri circensi tipici come le piramidi umane e i salti mortali. Nella successione di act (che non è molto distante dalla composizione degli spettacoli di circo classico), presentati da una compagine numerosa fatta di acrobati e ballerini di ambo i sessi, spicca il contorsionismo di un performer maschile che strappa più di un applauso a scena aperta.  
Sostenuto da una band afro-jazz che suona dal vivo, uno dei punti di forza dello spettacolo, Afrique en Cirque è un ottimo esempio di come il circo oggi possa mantenere le sue caratteristiche primigenie innestandole su strutture moderne.

Nel cuore del live entertainment internazionale, il circo è ancora il più grande spettacolo del mondo.

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