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di Sara Iacubino

Silke Pan è un’artista circense unica nel suo genere. Segnata da un incidente che le ha fatto perdere l’uso delle gambe, è diventata una pluripremiata paratleta per poi decidere di tornare sulla pista, inventando un nuovo modo di stare in scena e superando grandi difficoltà. La sua storia racconta bene la forza vitale che il circo e i circensi hanno dentro di sé.

Silke Pan durante il suo numero al Gravity Circus

La vita di Silke Pan può essere divisa in due parti. Nata e cresciuta in Germania, ha studiato alla scuola di circo di Berlino ed è diventata una trapezista, collezionando diversi successi personali fino al 2007, quando un incidente le fa perdere l’uso delle gambe. Diventa così una paratleta, conquistando numerosi premi. Ma il richiamo del circo è troppo potente e, grazie ad un percorso faticoso ma al tempo stesso esaltante, Pan riesce a tornare a esibirsi, lavorando col Gravity Circus di Larry Rossante. Ospite alle Giornate di Studio sull’Arte Circense dell’Università Statale di Milano, Silke Pan ha avuto modo di raccontare la riscoperta del suo corpo dopo l’incidente, la sua vita e i suoi progetti futuri, che spera siano di ispirazione per chi come lei ha vissuto o sta vivendo un momento difficile.

Gli ostacoli sono lì per permetterci di diventare una versione più potente e più autentica di noi stessi.” ha spiegato “Mi sono specializzata alla scuola di circo di Berlino come contorsionista e quando non ho avuto più la possibilità di usare il mio corpo per esprimermi ho visto tutta la mia vita crollare”. 

L’incidente che le ha cambiato la vita è avvenuto nel 2007, durante le prove di un numero sul trapezio, e le ha causato la perdita di sensibilità dal bacino in giù. Nella ricerca di una ripresa, ha cominciato a praticare diversi sport per riprendere la sua formazione atletica ma anche per trovare una disciplina che le desse soddisfazione. “L’incidente mi aveva reso più forte dentro, sono diventata più resiliente. Facevo questo esercizio di chiedermi: Per che cosa sono grata? Per che cosa posso dire grazie? E questo mi ha aiutata perché trovavo sempre anche una piccola cosa da dire”. La forza di volontà e la mente hanno avuto per lei il potere di cambiare le cose, e così Silke si è avvicinata al paraciclismo. “Per più di dieci anni ho praticato la bici con le mani. Ho fatto dei campionati del mondo, ho vinto una medaglia di bronzo, una medaglia di argento, sono stata vicecampionessa del mondo, sono stata campionessa europea. Ho fatto quattro record di maratona e il tempo più veloce del mondo”.

Silke Pan si esibisce al Salieri Circus Award

Silke non si è arresa nemmeno nei momenti bui nei quali, pur non dimenticando i ricordi della sua vita precedente, si è impegnata a crearne di nuovi altrettanto belli. Nel 2020 ha firmato un contratto con la nazionale svizzera, ma nello stesso anno il mondo si è fermato a causa del Covid-19. “Durante la pandemia, quando tutte le gare sono state cancellate, ho dovuto fare esercizi di forza per mantenermi in forma. Il mio allenatore mi ha chiesto di fare un po’ di rafforzamento muscolare per le spalle e le braccia. Così ho avuto l’idea di fare delle flessioni in posizione verticale. Dovevo trovare aiuto e così ho chiesto a mio marito di prendermi le gambe per fare delle flessioni. Lui mi ha aiutato attaccandomi ad una vecchia tavola da snowboard”. Il marito, Didier Dvorak, artista circense e trapezista a sua volta, le è sempre stato accanto, supportandola. “In quel momento è successo qualcosa di incredibile. I miei muscoli non avevano dimenticato. Qualcosa stava tornando. Ho chiuso gli occhi e l’ho rifatto un’altra volta. Abbiamo acceso lo smartphone per documentare ciò che stava accadendo e ho lasciato i miei muscoli muoversi da soli. Mentre ero in posizione verticale mio marito si è allontanato, lasciando la presa per un attimo, e io ho fatto la mia prima verticale da paraplegica”. Dopo quella sera Silke ha capito che era successo qualcosa di importante. “Ho pensato che dovessi trovare un altro modo per stare in verticale perché con lo snowboard non avevo autonomia; ho trovato quindi una seconda tecnica: tenevo le ginocchia davanti al petto. Così sono riuscita a sviluppare la forza per alzare da sola il bacino”. Pan ha provato diversi metodi prima di trovare quello giusto, che poi risulterà essere quello di legare le caviglie a una barra. “Quando ho provato con questa tecnica mi sentivo soddisfatta. Il corpo si vede per esteso”. Per Silke è stato un sogno che diventava realtà. Grazie a questa soluzione ha montato un numero ed è riuscita a tornare ad esibirsi. “Ho partecipato al Salieri Circus Award. Ho lavorato in Germania e al circo Roncalli”. Poi una nuova scrittura in Italia: “Il direttore del Circo Gravity, Larry Rossante, che mi ha visto al festival Salieri, mi ha invitata a lavorare nel suo circo e io ho detto di sì”. Sono così due anni che Silke lavora al Gravity Circus portando in scena, attraverso la sua esibizione, la sua storia incredibile, che è anche un riconoscimento a tutti i paratleti.

Silke Pan durante una gara di handbike

Al termine della sua testimonianza Silke Pan ha risposto alle domande degli studenti, affascinati dalla sua vita e dal suo racconto. Si è parlato del livello di inclusione per le persone disabili nel mondo del circo e di quanto la sua presenza sia uno spartiacque in questo senso.

“L’inclusione fa parte del cambiamento. Io sono arrivata in questa realtà e mi sono trovata bene con tutti i colleghi, sono stata fortunata. Partecipo a fare cambiare le menti”.

Un altro tema molto sentito è stato quello del dolore e sulla capacità di vincerlo. “È una cosa che parte da noi, è la consapevolezza che siamo responsabili di noi stessi e delle nostre scelte. Ogni giorno facciamo la scelta di essere tristi o di essere felici, di tornare a lottare per vincere. Lo faccio per me stessa ogni giorno. Ogni tanto mi piace immaginare di essere un uccellino che viene a guardarmi da fuori. Mi concentro a vedere da un’altra prospettiva le cose che accadono e a guardare me stessa da un altro punto di vista, senza lasciare che le emozioni interne negative guidino la mia vita”.La felicità come scelta, quindi, ma anche un modo differente di affrontare gli ostacoli, vedendoli come un’opportunità, senza avere paura di sognare in grande.

Noi siamo i responsabili delle nostre vite, della nostra felicità e, qualsiasi cosa accada, non dobbiamo lasciare che le piccole cose belle che la vita ci dona passino inosservate”.