Skip to content Skip to footer

Salieri Circus Award, arte del circo: fruizione e rischio.

di Alessandro Serena

Cos’è l’arte? Un interrogativo che esiste da secoli sul quale si sono cimentati i più grandi pensatori della storia. Come per tutte le grandi domande non esiste una risposta definitiva. Fra le varie teorie però ce ne sono almeno due che si possono utilizzare per parlare della quarta edizione del Salieri Circus Award.

La prima è legata al concetto del circuito d’uso. Per alcuni illustri teorici l’arte è definita dall’utilizzo che se ne fa. In breve, uno scolabottiglie da 15 dollari visto nella vetrina di un negozio di Manhattan non attirerà la nostra attenzione. Ma lo stesso oggetto, a cento metri di distanza, posizionato sotto una teca del MOMA susciterà le nostre riflessioni e per altro raggiungerà un valore di diversi milioni di dollari. Duchamp docet.

La seconda è legata al concetto di rischio. L’arte, in particolare dello spettacolo dal vivo, è tale anche per la precisa volontà di spezzare con le tradizioni performative precedenti e salpare verso l’ignoto. Lasciare un terreno consolidato e tentare nuove strade. Il risultato è incerto, può capitare poi di perdersi nell’oceano o di scoprire un nuovo continente. Alla base di ciò c’è il rischio.

Entrambe le definizioni possano essere utilizzate per raccontare il successo del Salieri Circus Award. 

La mostra HeartsBeats all’esterno del Teatro Salieri di Legnago

Il contesto di questa manifestazione è unico e probabilmente difficilmente replicabile. Un teatro all’italiana dedicato ad uno dei più importanti compositori della storia, un presentatore che lo interpreta recitando dei testi capaci di rievocare immagini antiche e suggestive, un’orchestra di musica classica, delle ambientazioni ledwall suggestive. Queste ed altre connotazioni costruiscono un contesto di cultura “alta” e attirano un’attenzione, non solo da parte dei media, ma da pubblico ed operatori presenti in sala, che confezionano un prodotto d’arte. Tanto che non importa più che il ritmo dello spettacolo non sia quello cadenzato di alcuni spettacoli circensi. Anzi per precisa scelta si punta su tempi più dilatati, quasi a distanziare un’esibizione dall’altra, un po’ come quando ad una degustazione si assaggiano diversi vini. Fra uno e l’altro bisogna aspettare, respirare, magari sorseggiare un bicchiere d’acqua. Dopo di che il sommelier ci presenterà il nettare successivo decantandone le particolarità e le lodi. 

Il tutto in una sala gremita di spettatori. E come parte di un evento più ampio, avvolgente, che tocca temi ampi e anche distanti fra loro, il circo di tradizione, la ricerca storiografica, gli omaggi a personaggi del passato, ma anche la ricerca, l’arte, le mostre fotografiche. Tutto contribuisce a formare nello spettatore un’aspettativa, quella di consumare un prodotto d’arte.

L’Ouverture dello spettacolo – foto di Irene Barbiero

Poi il rischio. Questo è alla base del contest scaligero. Gli artisti, infatti, accettano di mettersi in discussione. Di reinterpretare il proprio numero su una musica d’arte, a volte cambiando anche i costumi, le coreografie, lo stile, il minutaggio. Quasi come se fosse un’opera prima creata appositamente per la rassegna. Alcuni artisti devono modificare minimamente la loro esibizioni, altri quasi del tutto. Ma il concetto di rischio è presente per ognuno di loro. 

Il risultato è un catalogo di performance che non si vedranno più in nessun altro luogo. Il rischio della creazione al massimo livello, tanto più se davanti a decine di operatori, registi, critici di ogni parte del mondo.

Rischio nell’allestire molteplici avvenimenti paralleli con lo scopo di riportare il circo all’attenzione di pubblico, mass media e operatori. Dall’omaggio a Nando Orfei alla mostra fotografica diffusa, dai talk show alle conferenze scandite dall’ottimo Roberto Bianchin.

Rischio anche nell’attribuire il Salieri di Platino, prestigioso premio fuori concorso in passato a Larible e Zalewski, al clown Casanova con un curriculum di certo inferiore ai predecessori, ma con l’intento di premiare più il cuore che il pedigree dell’artista.

Rischio nel conferire un Oro ad un numero particolare e autoironico: la ruota Cyr del tedesco Mihail Karahan, premiato per decisione unanime dalla prestigiosa giuria.

Posizionare il circo ad un livello artistico alto e rischiare hanno premiato. I risultati sono stati eccezionali, per risposta del pubblico, per adesione degli addetti ai lavori, per eco sui media, per capacità di attirare l’attenzione e il plauso delle istituzioni. 

Una direzione artistica decisa come quella di Antonio Giarola, coadiuvato dai fratelli Luciano e Letizia, con un’equipe d’eccezione, è riuscita a danzare sul filo e persino ad arrivare in maniera elegante dopo aver girato un salto mortale. 

Contesto e rischio hanno premiato organizzatori e il pubblico. Ora di corsa verso la quinta edizione, continuando a correre sulla fune.

I saluti finali – foto di Gaby Merz

Il Palmares del Salieri Circus Award

Salieri d’Oro – Mikail Karahan

Salieri d’Argento – Xtreme Flying e Aleksei Teslin

Salieri di Bronzo – Cello, Luna Girls e Valentina Padellini

Salieri di Platino – Paolo Casanova “Carillon”

Premio della critica – Ivan Slipchencko

Premio Ente Nazionale Circhi – Valentina Padellini

Per tutti gli altri premi e per i ringraziamenti degli organizzatori si rimanda al comunicato stampa ufficiale della manifestazione.