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di Francesco Mocellin

È ripartito nel 2023 il tour dell’icona americana del circo, il Ringling bros. and Barnum & Bailey, con una produzione rinnovata sotto molti aspetti, ma che riesce a mantenere i fasti del passato. Tra i “timori” iniziali e le gradite sorprese che solo un’impresa di questo livello sa dare, Francesco Mocellin racconta il nuovo spettacolo del Greatest show on Earth, il cui cast, in parte, parla anche italiano.

L’opening dello spettacolo

Nel maggio del 2017, dopo gli spettacoli d’addio, avevamo parlato di “fine della storia”(https://www.circo.it/ringling-la-fine-della-storia/) relativamente alla chiusura definitiva delle due unit di “Ringling bros. and Barnum & Bailey Circus”, una delle icone statunitensi più radicate, ben oltre l’ambito strettamente circense, nell’immaginario popolare: basti pensare che il marchio, al momento dello stop deciso dalla Feld Entertainmentera più risalente anche rispetto a quello della Coca Cola. Il tenore del discorso di commiato di Kenneth Feld, il clima da fine di un’epoca che si respirava agli ultimi spettacoli, gli spettatori che intonavano la canzone degli addii Auld Lang Syne ondeggiando a file alternate, le lacrime collettive, tutto lasciava intendere che “Il più grande spettacolo del mondo” avrebbe occupato solamente le stanze della nostalgia. 

La singer Lauren Irving-Aria

Allora appariva assai improbabile la (ri)nascita di un nuovo Ringling considerate le circostanze complessive della vicenda, ovvero sia la particolare connotazione di quel circo che lo rendeva e lo rende sostanzialmente non riproducibile, sia il fatto che nel mondo contemporaneo un brand, per quanto forte, viene dimenticato in fretta se non coltivato costantemente, polverizzato dalla rapidità con cui i circuiti comunicativi attuali drogano il mercato.

È comprensibile, quindi, che da più parti sia stata accolta con un certo scetticismo la notizia che la Feld Enterteinment intendeva lanciare una nuova tournée di Ringling a partire dall’autunno 2023. Kenneth Feld in persona è tornato nel gennaio dello scorso anno a Monte-Carlo, dopo molto tempo, per partecipare come ospite al simposio organizzato da E.C.A e Federation Mondiale du Cirque presentando il nuovo progetto che avrebbe dovuto segnare una sorta di discontinuità rispetto al passato e all’idea di Ringling fino ad allora radicata nell’audience nordamericana. Da quanto filtrava si sapeva che avrebbe dovuto essere indirizzato al pubblico delle famiglie – come in passato – ma con un approccio adattato all’attualità comunicativa, ovvero con una particolare attenzione alle modalità volte a catturare l’attenzione di un pubblico sempre più distratto dalla “connessione compulsiva da smartphone” in cui versa la società statunitense (e occidentale tutta, per la verità). Ci siamo accostati al nuovo Ringling, quindi, con cauta curiosità durante la tappa di Hartford, capoluogo del Connecticut in piena East Coast – poco più di 150 chilometri da Boston – per saggiare il nuovo corso del “Greatest Show on Earth” a qualche mese della riapertura. Questa città assume un significato particolare – e certamente un po’ sinistro -nella storia del circo statunitense e di Ringling in particolare: fu proprio lì, infatti, che il 6 luglio del 1944 un terrificante incendio divampò mentre sotto l’immenso chapiteau trovavano posto settemila spettatori. In pochi minuti gran parte delle strutture risultarono distrutte e oltre centosettanta persone e diversi animali trovarono la morte. Quell’episodio determinò un inasprimento delle misure di sicurezza per i pubblici spettacoli negli U.S.A. e cambiò la storia di RBBB che presentò il suo ultimo spettacolo sotto tenda qualche anno dopo, il 16 luglio 1956, per utilizzare da allora in poi le arene sportive. La tragedia del ’44 viene ricordata da una lapide nel centro della città. L’immagine del clown Emmett Kelly tra i resti bruciati del circo è una di quelle che più hanno ispirato il celeberrimo “Il più grande spettacolo del mondo” di Cecil B. De Mille girato nel 1952. 

The Stunt Bikers e Stix

Tornando all’attualità vogliamo subito evidenziare i piccoli e grandi cambiamenti che segnano il nuovo corso: innanzitutto, sotto il profilo logistico, l’unità itinerante è una sola e non si sposta più utilizzando il treno che per decenni aveva costituito uno dei fattori caratterizzanti questa insegna circense. I circa settantacinque artisti provenienti da diciotto paesi e lo staff alloggiano interamente in hotel e ogni breve tappa prevede spettacoli dal giovedì alla domenica nelle arene delle città toccate dal circo (città che sono in parte diverse rispetto a quelle dei tour del passato, sovente anche di medie dimensioni). Dal punto di vista dei contenuti estetici numerosi sono gli aspetti di rilievo. La presenza degli animali è stata completamente eliminata – e questa non è certo stata una sorpresa considerati i tempi che viviamo – così come quella del presentatore/conduttore dello spettacolo. Si tratta di un cambiamento non ininfluente se si considerano le figure di spicco che hanno accompagnato la storia di Ringling: da Jim Ragona a Kevin Venardos fino a Johnatan Lee Iverson – per citare solo i più recenti– tutti provenienti dalle scuole di recitazione e dallo show biz, tutti capaci di marcare le diverse produzioni col loro carisma. Anche la parola “circo” non compare praticamente mai in nessun contesto ma questa circostanza non è una vera novità perché negli ultimi anni del passato corso di Ringling le produzioni venivano sempre presentate semplicemente con l’appellativo brevettato The Greatest Show on Earth. E’stato parzialmente modificato graficamente anche il logo storico mentre pure la particolarità dell’inizio di tutti gli spettacoli preceduta dall’esecuzione live dell’inno nazionale Stars and Stripes – con gli spettatori tutti in piedi e, tra loro, molti con la mano sul cuore – è stata eliminata. L’estetica di questa nuova produzione diretta da Giulio Scatola (originario di Roma e formatosi alla scuola di danza di Maurice Bejart prima e a New York poi, l’abbiamo incontrato in numerosi festival europei negli ultimi due anni) è particolarmente interessante per le svariate intuizioni ed accorgimenti che propone a cominciare dalle steady cam che seguono le performance che vengono proiettate in tempo reale su due schermi circolari posti in alto, ai lati dell’arena e che permettono la visione dei particolari anche agli spettatori più lontani.  Come detto, la figura del presentatore è stata accantonata per far posto a quattro diversi personaggi “guida” che conducono l’audience nel corso dello spettacolo: possiamo parlare, in un certo senso, di una sorta di spacchettamento dello speaker tradizionale. Si tratta dell’ottima cantante Aria alias Lauren Irving con esperienze a Brodaway, a Disney World e American Idol tra le altre e con una voce ed un impatto accattivante, perfetta per la clientela nordamericana; Nick Nack, nome d’arte di Jan Damm, con il compito di alleggerire il ritmo dello show insieme al musicista Stix (Alex Stickels) e a Wesley Williams, ben noto al pubblico europeo, il cui numero di equilibrismi sui monocicli è stato diluito grazie a diversi interventi nel corso di tutto lo spettacolo. Appena entrati nell’arena si viene colpiti dalla nuova pista/stage rialzata a tronco di cono, una vera innovazione che verrà utilizzata per tutto lo spettacolo con continue variazioni di grafica luminosa e dotata di rotazioni interne; ai lati campeggiano due altri stage elevati, raggiungibili dagli artisti tramite scale, rampe e dall’interno. Man mano che si attendeva il debutto della nuova produzione circolavano molti rumors circa la qualità delle attrazioni che sarebbero state ingaggiate e da qualche parte si ipotizzava che il livello non sarebbe stato adeguato. Nulla di tutto questo, come vedremo: infatti, i numeri scritturati coniugano l’alto profilo qualitativo delle performance e la compatibilità con uno show che deve necessariamente essere agile e dal ritmo serrato.  

La troupe Argendance

Subito dopo il display d’apertura contrassegnato dalla canzone di Aria “Welcome to the show” vediamo alternarsi due eccellenti acrobatiche alle bascule: quella classica della troupe mongola Brothers (già al Krone-Bau nel 2022/23) e quella alla coreana del trio iberico Tic Tac (a Latina nel 2022). Molto intrigante la trovata che vede i tre artisti spagnoli abbandonare lo stage laterale che ospita la loro performance per raggiungere nel finale i colleghi mongoli in alcuni esercizi collettivi. Mentre Aria canta il celeberrimo successo di Rihanna Diamonds, volteggiano in aria – alle cinghie – da un lato l’inglese Max Bennett e dall’altro i nostri Giulia e Mattia Rossi (che torneranno in seconda parte col loro “mano a mano” visto al “Salieri” in contemporanea al trio etiope Black Diamonds e ai cubani Dust in the wind). La presenza di artisti etiopi è consistente perché figurano nel programma anche gli Yab brothers coi giochi icariani e la troupe Ehio Salam coi salti nei cerchi e le acrobazie ai pali fissi. Va rilevato che nel corso delle diverse performance le combinazioni tra gli artisti che si esibiscono in simultanea può mutare anche coinvolgendo specialità eterogenee tra loro: questo accade, ad esempio, anche ai numeri aerei dell’americana Sammy Pearsall o alle gemelle ucraine Gemini Twins che spesso lavorano contemporaneamente a numeri di acrobatica. Parlavamo delle diverse soluzioni innovative che costellano lo spettacolo: tra queste va menzionato il triplo filo alto disposto a triangolo della Lopez Family – che presenta una routine completa della specialità – e il trapezio volante criss-cross della troupe multinazionale Flying Caceres guidata da George. Per questa attrazione è davvero il caso di usare l’espressione “never seen before”: i protagonisti, infatti, agiscono utilizzando quattro trapezi, contrapposti a due a due così come altrettante banchine di partenza: nella prima parte del numero i passaggi sono tutti da trapezio a trapezio mentre nella seconda le evoluzioni sono quelle classiche con l’utilizzo di due porteur posizionati perpendicolarmente uno rispetto all’altro. Inutile sottolineare come il risultato sia di grande efficacia grazie anche ad una colonna sonora che scandisce il ritmo serrato dei passaggi che si susseguono senza pause. Altro numero di grande impatto la doppia ruota della morte dei quattro Navas con i due attrezzi posti uno di fronte all’altro e non in parallelo: questa soluzione permette la realizzazione di alcuni spettacolari salti da una ruota all’altra.

Il finale

Un’ulteriore attrazione di alto livello collocata nel cuore della seconda parte è quella degli Argendance, una compagnia con diverse formazioni formazione vista sia al Festival di Girona che a Latina: nel contesto della produzione 2023/24 di RBBB questa tipologia di performance è perfettamente contestualizzata e cattura l’attenzione del pubblico grazie all’energia che trasmette. Il frizzante quadro degli Stunt Bike, coi freestyle riders che occupano tutti gli spazi a disposizione nell’arena e con Wesley Williams che pedala sull’altissimo monociclo introduce il grande display di chiusura “The Greatest Show on Earth” nel quale è inserita anche Skyler Miser con la sua versione moderna della cannon woman, uno dei marchi di fabbrica di molte edizioni di Ringling. Come si può intuire da questa carrellata il livello degli artisti ingaggiati è di assoluto rispetto, molti dei quali ben noti nel panorama europeo. Tra le intuizioni meno riuscite segnaliamo la presenza del cane-robot Bailey Circuit che interagisce con Nick Nack ma che sembra lasciare perplessa anche l’audience statunitense: se si decide di dismettere gli animali suona stonata questa sorta di compensazione elettronica. La comicità è appannaggio degli Equivokee che il pubblico di Monte-Carlo ha conosciuto per le apparizioni nelle edizioni del 2013 e del 2023. Ovviamente, le note riprese del trio ucraino sono ridimensionate come tempistiche e adattate ai ritmi dello spettacolo ma si sente la mancanza di un personaggio comico di grande personalità e capace di marcare l’intera produzione come spesso è accaduto in passato, con David Larible e Bello Nock su tutti.  In definitiva, il nuovo corso di Ringling – che ci auguriamo sia lungo e luminoso – è iniziato in modo decisamente positivo e sembra che anche il pubblico statunitense stia progressivamente rispondendo sempre meglio nel corso della tournée. Niente sarà più come prima del 21 maggio 2017 ma il rischio di trovarsi di fronte ad una sorta di “simil Cirque du Soleil” appare ampiamente scongiurato per Ringling che ha conservato intatto il suo spirito così come i corridoi delle arene che vengono immancabilmente pervasi dal profumo del pop corn e dello zucchero filato e dalla medesima atmosfera di un tempo. La casting director della Feld Entertainment Sarah Davison è già al lavoro da tempo per reclutare le attrazioni per la nuova produzione che attendiamo di conoscere.

Il tour manager Robe Lange, Mattia, Giulia, Francesco Mocellin e Wesley Williams alla fine dello show