Skip to content Skip to footer

di Alessandro Serena

Nel gennaio del 2024 la più importante manifestazione del circo classico compie mezzo secolo. Cinquant’anni da quando fu fondata dal Principe Ranieri, di cui ricorre invece il centenario dalla nascita, in effetti avvenuta nel 1923, ma le cui celebrazioni sfociano in quelle delle nozze d’Oro del circo.

Il Principe Ranieri di Monaco in un ritratto del 1975

Nella storia dello spettacolo popolare non ci sono precedenti simili di benefattori che regalano ad una forma artistica una rinascita e le indicano un futuro. Per fare un gioco con la storia dobbiamo guardare al Rinascimento italiano e a Lorenzo il Magnifico per trovare un caso simile. Fatte le debite proporzioni, neppure lui era riuscito a dare ad un intero universo consapevolezza ed orgoglio di sé. Mentre il Principe Ranieri è riuscito a promuovere l’arte della pista, proteggerne le radici, stimolare l’innovazione, favorire l’aggregazione e l’inclusione. A cavallo dei millenni il mondo del Circo ha trovato a Monaco il proprio Principato e il proprio mecenate. Due giubilei simili saranno festeggiati con una grande edizione. Gli applausi
dello scorso gennaio riecheggiano ancora nel cuore degli appassionati, tanto più che l’Italia aveva benissimo figurato con ben tre Argento (Bruno Togni, Michael Martini e Alex Giona), un Bronzo (Elisa Cussadiè con i pappagalli di Alessio Fochesato) e un Bronzo Junior (Kimberly Zavatta).
Nel 2024 occorre anche una ricorrenza legata alla presenza degli italiani al festival, il ventennale di un podio tricolore: nel 2004, infatti, la giuria ha assegnato un Clown d’Oro ai Fratelli Errani per i loro giochi icariani, un Argento a Stefano Orfei Nones per il numero con le tigri e un Bronzo al ventriloquo Willer Nicolodi. Del resto, gli italiani hanno sempre avuto un ruolo importante nella storia del circo mondiale.

Alessandro Serena tra Maicol e Guido Errani. Con Wiler Nicolodi e Stefano Orfei, il podio tutto italiano del 2004

Centralità che non è diminuita col tempo e che ancora oggi mette il nostro paese in una posizione d’altissima considerazione nel settore. Il nostro paese ha infatti un posto d’onore in questa manifestazione: è la prima nazione europea (la quarta al mondo) per numero di Clown d’Oro, e la terza per numero di statuette vinte (dietro soltanto a colossi come Russia e Cina). Nel corso delle 45 edizioni sono stati 360 gli italiani in gara, cifra che pone il nostro paese al terzo posto tra le nazioni per numero di performer. Sono dati che emergono dal notevole lavoro di Flavio Michi, che ha preparato un dossier speciale con statistiche, commenti e considerazioni sui primi 50 anni del Festival, anche prendendo spunto ad un lavoro realizzato tempo addietro dal compianto ingegner Roberto Pandini. Cinquant’anni è un lasso di tempo che ha permesso al festival di diventare lo specchio del circo nella sua globalità, tanto più che Monte Carlo si è sempre dimostrato capace di stare al passo coi tempi, trovando un prezioso equilibrio tra difesa delle tradizioni e apertura alle nuove correnti. Monte Carlo resta infatti il modello insuperabile, artisticamente e logisticamente per l’intero panorama circense, l’apice indiscusso delle potenzialità di questa forma d’arte, anche dal punto di vista economico e comunicativo: il Festival ha un indotto sensazionale, ineguagliato nel circo classico, che ne fa il secondo evento per fatturato nel Principato superato solo dal Gran Premio di Formula 1; uno dei pochi marchi di circo conosciuto a livello planetario, Monte Carlo ogni anno ottiene un’eco mediatica gigantesca che altre manifestazioni simili non hanno. Dalla sua nascita è stata vista da circa un milione di spettatori dal vivo (la media è di 40.000 persone all’anno), cui vanno aggiunte centinaia di milioni di telespettatori. La partecipazione a questa competizione segna la consacrazione delle carriere di performer già affermati ed è il trampolino di lancio dei talenti emergenti. Con la creazione nel 2011 (per opera di SAS la Principessa Stéphanie di Monaco) del festival “parallelo” New Generation, gara destinata ai più giovani performer del settore, l’attenzione verso i nuovi protagonisti si è ulteriormente accentuata confermando Monte Carlo come la principale vetrina del circo internazionale.

S.A.S. Stephanie di Monaco durante la 45esima edizione del Festival di Monte Carlo

Monte Carlo ha accolto e forgiato i destini dei più grandi artisti di tutto il mondo, e così facendo ha contribuito ad ispirarne decine, centinaia, migliaia di altri. Infatti, invitando grandi campioni ad esibirsi li ha fatti incontrare non solo con futuri datori di lavoro e colleghi, ma addirittura con futuri mogli o mariti. E i nuovi status familiari hanno generato altre primizie artistiche, altri trofei e così via. Con un effetto domino unico al mondo. Solo per fare due esempi. I Fratelli Errani vincono l’Oro. Sono quindi presto invitati da Knie, che non si lascia scappare i grandi talenti. Maycol sposerà poi Geraldine e tornerà nel principato al centro del carosello di cavalli del suocero, il leggendario Fredy Knie jr, per vincere un altro Oro. O ancora, René e Merrylu Casselly nel 2012 vincono un Oro giovani con gli elefanti. Lo stesso anno le Sorelle Azzario vincono l’Argento. Quincy si fidanzerà con Renè e con Merrylu vinceranno lo splendido Oro dello scorso anno con l’adagio a tre a cavallo. E mentre si snocciolano questi premi, queste relazioni, artisti di tutto il mondo guardano ammirati e sognano di emulare questi straordinari campioni.