Ebbene sì, Pordenone può essere considerata a pieno diritto “capitale del circo”. Gli animalisti non lo sanno, ma pretendono comunque (è un po’ il loro stile) di dettare legge e di dire da che parte stia la verità (classico atteggiamento del fanatismo di ogni tempo) e sui giornali della città ingaggiano polemiche inconsistenti.
Cominciamo col ricordare che il Friuli Venezia Giulia ha dato i natali ad Antonio Franconi, cioè il fondatore alla fine del 700, insieme a Philip Astley, del circo moderno, e sul quale Luca Verdone ha realizzato anche un film (presentato nel 2011 al Festival Internazionale del Film di Roma). Così come va ricordato un friulano d’elezione che può essere considerato fra i principali storici del circo, visti tutti i volumi pubblicati e la rivista “Immaginifico” da lui creata. Stiamo parlando di Giancarlo Pretini, scomparso nel giugno del 2009 all’età di 81 anni e che L’Espresso definì “lo storico delle meraviglie”.
E’ proprio una pubblicazione di Pretini, dal titolo “La grande cavalcata”, sottotitolo “Storie di circhi, attrazioni e acrobazie viste e raccontate da una regione posta al centro dell’Europa”, a snocciolare le origini di questa capitale del circo. Citando dalla Storia di Pordenone di Daniele Antonini, Pretini pubblica il seguente passo: “Famose sono rimaste le rappresentazioni della compagnia equestre fiamminga del signor Pietro Majer, detto Monsieur Pierre. Era composta da parecchi artisti – alcuni anche italiani e tedeschi – e venti cavalli; eresse il suo padiglione nel cortile del palazzo Ottoboni e inizia le sue esibizioni il 16 marzo 1790. Prima della rappresentazione la compagnia, in sontuosi costumi e preceduta da un battistrada con mannaia d’argento, percorreva le strade per farne invito alla cittadinanza”.
Il circo a Pordenone è sempre stato amato. Le cronache di fine 700 parlano di un pubblico enorme (“all’ultima rappresentazione la compagnia fece un incasso di ben 1200 ducati, una affluenza di circa 5 mila spettatori, cifra enorme che fece stupire lo stesso impresario”, riporta Pretini).
Lo stesso circo tornò anche un’altra volta, a distanza di pochi mesi, piantando le tende in piazza Castello, mentre il 30 dicembre 1790 arrivò un altro circo equestre, quello di M. Belt e Clarini, che eresse il suo padiglione nel cortile del filatoio Bassani, presso la Chiesa di San Giorgio.
Fra parentesi, Pordenone ha anche una lunga tradizione di spettacoli con animali. Qui già nel 700 si teneva il palio degli asini e il palio de’ Berberi, mentre nel 1759 una sorta di corrida in borgo San Giorgio.
A fine 800 il circo equestre Falorni allettava il carnevale pordenonese nella piazza Castello, già da allora con spettacoli per bambini: “Un successone ebbe la straordinaria rappresentazione diurna datasi per i bambini giovedì scorso dalla Compagnia equestre al circo di piazza Castello”, scrisse il settimanale Il Tagliamento del 31 gennaio 1885.
Nel 1930 arrivò in piazza della Pesa il circo equestre Medini. Nello stesso anno il Podestà di Pordenone concedeva il campo sportivo comunale prima al circo equestre Boemo, giunto in città con 50 vagoni, oltre 200 artisti e altrettanti animali, e un tendone capace di 5 mila persone con palchi, poltroncine e gallerie. Lì fece tappa anche il Circo Zoologico Gigante Adolf Fischer, tedesco, rappresentante di una delle più celebri famiglie di domatori teutonici. “Il più grande spettacolo viaggiante d’Europa – scriveva la direzione nella lettera all’amministrazione comunale di Pordenone per ottenere la disponibilità dello spazio – “con 120 componenti, 300 belve ed altri esotici, splendida mostra di cavalli di tutte le razze”.
Fra gli altri circhi passati da Pordenone nei primi decenni del 900, vanno ricordati gli equilibristi del Trio Erato e il circo Zavatta (che ingaggiava il clown Giovanni Florian, corteggiatissimo artista che calcò i più prestigiosi palcoscenici europei, che poi si stabilì a Pordenone).
In anni più recenti, a partire dai 60, ha fatto sosta a Pordenone con grandissimo successo di pubblico (in piazza del Macello) il Circo Internazionale Orfei Hagenbeck. Tra il 1970 e 80 sono passati da Pordenone Circorama, Medrano (più volte in questa città), Moira Orfei, Tribertis, Circo di Francia, Circo sul Ghiaccio, Niuman, Bellucci, Circo di Spagna, Circo Americano a tre piste di Enis Togni, Darix Togni e altri. Proprio a Pordenone, nel 1973, Livio Togni ha dato vita ad un kolossal: il Circo Jumbo, che fra l’altro presentava il gorilla King Kong, prodigio della tecnologia (quasi 18 metri d’altezza) prodotto da Dino De Laurentis. Ugo Volli su Repubblica parlò di “Supercircus”.
A Pordenone, infine, sono sepolti i capostipiti della famiglia Togni, Aristide e Teresa De Bianchi che verranno degnamente ricordati venerdì 7 novembre alle ore 12 al Cimitero Monumentale.
Tutta questa immensa storia di arte, cultura, tradizione, spettacolo, qualche anno fa – sulla scia del peso “politico” assunto dalla lobby animalista – sembrò doversi interrompere in ossequio ad una minoranza rumorosa e spesso violenta. L’amministrazione comunale decise infatti di vietare i circhi con animali. Ma siccome si trattava di un divieto illegittimo, imposto, adottato in violazione di una precisa normativa dello Stato, i circhi sono tornati a Pordenone a seguito di una sentenza del Tar.
Va chiarito, per sfatare le mistificazioni diffuse dagli animalisti, che i circhi operano in base e precise leggi e solo nel rispetto delle Linee Guida Cites, tanto che solo dopo le puntuali verifiche sulle condizioni degli animali e sugli spazi nei quali vivono, compiute dai servizi veterinari Asl, che ovviamente devono risultare positive, si possono tenere gli spettacoli.
I circhi sono sottoposti a controlli frequenti ad ogni cambio di città e sono l’attività con la presenza di animali più vigilata in assoluto. Gli animali che vivono nei circhi attualmente non superano le 2000 unità, mentre cani e gatti o specie esotiche che vivono negli appartamenti, cavalli che gareggiano negli ippodromi, quelli che crescono negli allevamenti ecc., secondo le statistiche risulterebbero intorno ai 40 milioni. Perché gli animalisti si accaniscono in maniera così esasperata contro i circhi? Perché dà loro visibilità mediatica. Perché tacciono sui cani condannati a vita nei canili? Forse perché la loro “gestione” interessa direttamente numerose associazioni animaliste?
Le associazioni animaliste hanno tutto l’interesse a “perseguitare” i circhi perché fra le tante storture italiane vi è anche questa: queste associazioni sono soggetti denuncianti e gestori dei centri che ricevono gli animali sequestrati o confiscati ai circhi (ma non solo), in quest’ultimo caso percependo anche finanziamenti pubblici. E i bilanci delle principali organizzazioni animaliste somigliano più a quelli di “spa” che di Onlus.
Senza nessuna vergogna, infine, gli animalisti invitano i genitori a non portare i bambini al circo perché “diseducativo”. Con quel che accade nelle scuole e nelle strade o che si può leggere liberamente online, davvero l’emergenza educativa in Italia è causata da qualche decina di circhi? Totò, grande amante del circo, direbbe: “Ma mi faccia il piacere!”
“Se davanti ai drammi della società odierna che coinvolgono i bambini, dalla violenza vera alla pedofilia passando per le migliaia di messaggi diseducativi che la televisione propina ogni giorno, certi psicologi si sentono di dover partire proprio dal circo per fare la ramanzina ai genitori, beh, forse è più di una prova di una certa prevenuta impostazione, molto ideologica, del problema”, commenta il presidente Enc, Antonio Buccioni.