Dal 2015 i circhi in Messico non possono fare esibire gli animali, a seguito della entrata in vigore della legge approvata nel dicembre 2014. Quali risultati positivi ha portato questa decisione? Solo negativi e ad affermarlo non sono i circensi del Messico ma un organismo statale, Profepa, che sta per Procuraduría Federal de Protección al Ambiente. Uno dei suoi responsabili, Teresa Morena, ha dichiarato che l’80% degli animali che vivevano nei circhi prima dell’entrata in vigore del bando sono morti. La quale spiega che il bilancio del divieto è stata “una tragedia” che ha avuto conseguenze disastrose in termini “sociali, economici e ambientali”. “I circhi hanno smesso di lavorare, hanno chiuso e sono falliti”, con conseguenze anche su tutto l’indotto. Si sono persi migliaia di posti di lavoro, è venuto meno “un sano divertimento per tutti” e per gli animali “il mercato ha realizzato la situazione ed ha approfittato”. Non solo. “Sradicati dal loro habitat, nel quale avevano sempre vissuto, fatto anche anche gli stimoli che ricevevano ad ogni esibizione”, quegli animali – anche quelli che sono finiti negli zoo e in strutture protette – “hanno sofferto di depressione, si sono ammalati e in molti casi sono morti”, dice ancora Teresa Morena. E’ un fatto, non un’opinione. Il circo in Italia lo ripete da anni che una legge che dovesse costringere i complessi a privarsi dei loro animali, nati in cattività e cresciuti nei circhi, produrrebbe effetti disastrosi per gli animali e per le imprese del settore. Ora ci sono anche esperienze – purtroppo – che lo attestano. Il parlamento italiano farebbe bene a documentarsi e a riflettere prima di attuare propositi “animalisti” che cozzano col buon senso, la ragione e la scienza. E ovviamente il circo italiano non resterà inerme davanti alla eventualità che possa realizzarsi anche in Italia – culla dell’arte circense e dell’arte dell’ammaestramento – uno scenario catastrofico come quello che si è verificato in Messico.