La morte del giovane “uomo cannone” di appena 23 anni, avvenuta nella contea inglese del Kent durante una manifestazioni per festeggiare il ‘Bank Holiday’ di Pasquetta, è solo l’ultima di una lunga serie. Per la verità nemmeno lunghissima, considerato che si tratta di una delle attrazioni più pericolose che hanno fatto la loro fortuna nei circhi e nei parchi di divertimento americani a partire dalla seconda metà dell’800. Il giovane inglese (nome d’arte “Max the Mad Crank”) si è sfracellato al suolo e qui le versioni fornite un po’ da tutta la stampa internazionale che si è gettata a capofitto sulla notizia, divergono: c’è chi ha scritto che è caduto fuori dalla rete, e chi ha parlato di un cedimento dei sostegni che reggevano la rete stessa. Il risultato però non cambia. E’ una storia vecchissima, capace di far correre i brividi alla schiena, quella scritta dagli uomini e dalle donne “proiettile” che da qualche secolo attirano la curiosità del pubblico. E forse anche qualcosa di più: raccontano di un’antica guerra, quella combattuta contro il limite della condizione umana, che si vorrebbe infrangere anche sparandosi lontano.
L’ultimo degli Zacchini è morto a Tampa undici anni fa all’età di 87 anni e si è meritato il coccodrillo di Ennio Caretto sul Corriere della Sera: “… era stato uno dei più celebri “proiettili umani” del mondo, uno degli acrobati cioè che si fanno “sparare” a folle velocità in una rete di sicurezza. La sua scomparsa, dovuta a disfunzioni renali, ha segnato la fine di un’epoca in America: la “House of Zacchini”, la dinastia Zacchini, è stata l’idolo degli spettatori americani grandi e piccoli. Un palazzo e una strada di Sarasota, presso Tampa, portano il suo nome”. Gli States dedicarono anche un libro a “The great Zacchinis”. I grandi Zacchini.
Quello dell’uomo proiettile è stato forse l’archetipo circense per eccellenza, almeno per una grossa fetta di pubblico. Tanto da colpire la fantasia di Federico Fellini. Il quale prese per buona la leggenda degli Zacchini che, nella loro residenza americana, per allenarsi si sarebbero cannoneggiati da una parte all’altra della strada perché il giardino non bastava, creando incidenti a raffica per via degli automobilisti distratti dallo strano traffico che avveniva a parecchi metri di altezza dall’asfalto.
Fellini inventò, basandosi anche sulle cronache di Alessandro Cervellati e su articoli di stampa. Forse lo fece per rendere ancora più magica la pellicola I Clowns, almeno nella sua stesura iniziale. La scena degli Zacchini, infatti, sarebbe dovuta entrare in quel film, ma alla fine le cose andarono diversamente.
Suggestioni che s’impressero nell’immaginario collettivo negli anni immediatamente successivi alla grande guerra, anche grazie alla grande popolarità degli Zacchini. Nel 1948 la rivista Life dedicò un ampio servizio, abbastanza romanzato, a questa famiglia di acrobati spericolati.
Ma è al Cairo, nel 1922, che debutta il pericoloso cannone made in Italy. Molte leggende girano intorno a questo esordio. E poi, di chi fu l’idea? C’è chi dice di Ildebrando, chi dell’uno o dell’altro dei figli. Pare invece sia venuta dalla osservazione dei cannoni da guerra, in un periodo in cui per fare colpo sul pubblico non si lesinava sul rischio (si pensi agli “acrobati folli”, anch’essi italiani, i fratelli Palmiri). L’attrazione prese forma grazie ad una fabbrica di Malta e Ugo Zacchini può essere considerato il primo uomo nella storia ad essere catapultato da un meccanismo ad aria compressa.
I disordini politici costringono il circo ad abbandonare l’Egitto. Si dirige a Barcellona, ma lì le autorità confiscano il cannone perché considerato “strumento bellico”. Ma ormai l’anima meccanica che consente lo show è stata messa a punto e può essere smontata da un cannone e posizionata su un altro. E così fanno, adattandolo sul posto. Diventa questa la loro gallina dalle uova d’oro, che li porta in tutto il mondo con grandissimo successo: non solo in tutta Europa ma anche in Russia e in America. Vittorio Zacchini crea poi anche un secondo cannone, tanta era la richiesta di vederli esibire contemporaneamente in più luoghi.
La svolta della vita non tarda ad arrivare. Grazie al grande trapezista Alfredo Codona, nel 1928, al Tivoli di Copenaghen, gli Zacchini incontrano John Ringling col quale firmano un contratto per 1200 dollari a settimana più un vagone privato del treno come casa viaggiante. E’ un trionfo.
Ildebrando si stabilisce a Tampa, in Florida, che diventerà il quartier generale per le successive sperimentazioni della famiglia, generando la leggenda delle prove volanti in giardino. Il top lo raggiungono con il doppio lancio, quando Bruno e Ugo vengono sparati contemporaneamente dalla bocca dello stesso cilindro.
Ormai sono al vertice del successo e possono continuare alla grande anche lasciando la prestigiosa insegna americana. Via da Ringling si mettono in proprio e fondano la “Zacchini Bros. Show” con la quale girano per fiere e luna park. La famiglia si separa: Edmondo e Mario restano a Tampa, Vittorio e Olga a Miami, Emanuele a Sarasota, Ugo in California (dove si dedica solo alla pittura), Teobaldo si butta nella progettazione di giostre.
Gli Zacchini, oltre settant’anni di attività e dodici cannoni fabbricati, contagiano emuli sparsi in varie parti del mondo. Fra quelli più noti Elvin Bale, che restò immobilizzato proprio a seguito di un incidente, l’italiano Giovanni Anastasini, il russo Andrej Anichkin (“Astronov”), che nel 2008 annunciò il suo ritiro. Ma l’uomo proiettile ha sempre il colpo in canna. Ed è pronto a partire.