di Elena Lo Muzio
Fin dalla sua origine, nei pensieri e sogni di Egidio Palmiri, l’Accademia di Arte Circense ha sempre avuto una funzione sociale. Non solo luogo di insegnamento delle discipline circensi, ma anche una seconda casa per i bambini delle famiglie del viaggio, dove poter completare il percorso di studi. Una casa che oggi è anche quella di molti ragazzi e ragazze veronesi.
Le famiglie del viaggio hanno sempre gestito in modi differenti la scolarizzazione dei figli. Nei complessi più grossi un unico maestro seguiva i bambini, spesso formando multiclassi, composte da studenti di diverse età, altri decidono di iscrivere i bambini, di volta in volta, nelle scuole delle piazze in cui si attenda, mentre in molti altri casi, i nuclei si dividono, lasciando figli con le madri nelle città di origine della famiglia, in modo da permettere il completamento delle scuole dell’obbligo, ma costringendo molte artiste a rinunciare alla loro carriera. Più recentemente alcuni istituti danno la possibilità di seguire le lezioni online, in modo che gli studenti possano parteciparvi anche a distanza, supplendo alla necessità formativa, ma meno ai bisogni sociali.
Il problema del proseguimento degli studi per i ragazzi delle comunità viaggianti è sempre stato reale, soprattutto con l’innalzamento dell’obbligo scolastico, poichè assicurare continuità ai bambini e ai ragazzi non è sempre possibile, ma la necessità di un’istruzione è diventata via via più importante, perché senza un’adeguata preparazione anche la garanzia di una futura gestione dei complessi è a rischio. Ovviamente anche l’importanza che si dà in generale all’istruzione è aumentata nel corso dell’ultimo secolo; se un tempo bastava apprendere i rudimenti della matematica e avere un’alfabetizzazione, con il passare dei decenni è diventato primario avere una formazione più ricca e ampia. L’Accademia d’Arte Circense nasce anche per risolvere questo tipo di problematiche.
L’idea di aprire in Italia una scuola di circo venne a Egidio Palmiri già durante gli anni Cinquanta, dopo aver visitato un istituto in Lettonia nel quale venivano uniti gli spazi per l’attività circense con quelli per la vita in comune e lo studio, un convitto nel quale gli allievi trascorrevano gran parte dell’anno insieme ai loro istruttori, tutti ex artisti di sicuro talento che si erano esibiti sulle piste di tutto il mondo. Un convitto che permetteva ai ragazzi di avere la continuità scolastica di cui avevano bisogno, senza rinunciare alla formazione circense, altrettanto fondamentale per il proseguimento delle attività di famiglia. L’idea di Palmiri si concretizza nel 1988 con l’apertura dell’Accademia d’Arte Circense, che, grazie alla sua forma convittuale, permette agli studenti di frequentare regolarmente le scuole e al contempo di apprendere le discipline artistiche. Fondamentale per l’avvio e il proseguimento di questa nuova forma di istituto è la figura di Ivana Gottani, nipote di Palmiri, che negli anni si è sempre presa cura dei ragazzi, diventando un punto di riferimento sia nei rapporti con le scuole, sia nella quotidianità. È lei che accompagnava gli studenti a scuola, assisteva ai colloqui e alle riunioni, organizzava ripetizioni e aiuto nei compiti. Ad affiancarla, negli anni in cui l’Accademia si trovava a Cesenatico, il dottor Claudio Monti che si è speso spesso in prima persona per sostenere il percorso scolastico degli allievi.
A livello di apprendimento delle discipline circensi, invece, si replica in qualche modo ciò che accade nei complessi familiari, in cui i più anziani insegnano ai più giovani, tramandando esperienza e tecnica poiché anche in Accademia gli istruttori sono spesso ex artisti, esponenti delle grandi case circensi. Nel corso degli anni tra gli insegnanti si sono avvicendati nomi come Jarz, Nicolodi, Cardona, Larible e Merzari, oltre che a molti artisti provenienti dalla Scuola di Circo di Mosca e alla nota contorsionista portoghese Fatima Zohra. I risultati in ogni ambito sono sotto gli occhi di tutti, molti allievi ed ex allievi hanno raggiunto grandissimi risultati professionali, con premi e ingaggi a livello internazionale. Peculiare il caso dei fratelli Errani che, dopo la vittoria del Clown d’Oro a Monte Carlo nel 2004, vengono prima di tutto chiamati nelle più grandi case europee, per approdare poi allo svizzero Knie dove nel corso degli anni hanno ricoperto diversi ruoli artistici e gestionali. La dimostrazione dell’ampiezza di preparazione fornita dall’Accademia, che rivela quanto l’intuizione di Egidio Palmiri fosse esatta. Tornando alle discipline del circo va aggiunto che la possibilità di apprendere da grandi maestri è un privilegio non solo di appannaggio dei ragazzi che vi risiedono. In particolare, quando nel 2003 l’Accademia torna a Verona, e con la direzione ad Andrea Togni dall’anno successivo, si consolida il rapporto con la città scaligera, tanto che l’istituto diventa parte integrante del territorio che la ospita, proponendo corsi aperti a tutti e mantenendo un rapporto di collaborazione con la città. Si è venuto così a creare un rapporto di interscambio, tra gli studenti delle scuole veronesi che frequentano i corsi pomeridiani dell’Accademia e i loro compagni di classe che lì sono a convitto, un legame che avvicina alla cultura circense e che è l’emanazione naturale di un rapporto quotidiano, fatto di reciproca conoscenza e condivisione delle esperienze.
Non solo, un’altra delle intuizioni di Togni è stata quella di portare l’Accademia all’istituto professionale San Zeno di Verona, con un ciclo di seminari tenuti dallo stesso direttore e dal professor Alessandro Serena, dedicati alla cultura circense, vista sia sotto il profilo artistico, sia tecnico, che hanno dato modo agli studenti di conoscere diversi aspetti del circo, ma anche di immaginare nuovi sbocchi lavorativi e dare spazio a discipline che difficilmente vengono affrontate in un corso di studi, compresi dei workshop di giocoleria, equilibrismo e acrobatica che hanno divertito e appassionato gli allievi. Offrire questo tipo di incontri è un modo per allargare gli orizzonti dei ragazzi, creare un substrato culturale e stimolare un ragionamento. Allo stesso tempo l’Accademia d’Arte Circense ha abbracciato il progetto promosso dall’Ente Nazionale Circhi “Un Circo per Tutti”, invitando i suoi studenti ad immaginare e realizzare la messinscena di numeri che potessero raccontare il tema della disabilità e dell’inclusione. Una sfida importante per i ragazzi che, attraverso le discipline del corpo, hanno dovuto narrare le storie di chi non ha le stesse capacità fisiche e i sentimenti che alcune condizioni portano ad avere, ma anche indagare il rapporto che gli “abili” hanno con la disabilità. Un ventaglio di iniziative che rendono, anno dopo anno, l’Accademia d’Arte Circense una casa aperta a tutti, nella quale crescere e imparare insieme.