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Christel Sembach-Krone fra Martin Lacey e Jana Mandana
Arrivi al Krone Bau di Monaco e subito ti accorgi della grande fama che questo spettacolo ha raggiunto. Uno, due, dieci, venti gruppi, tedeschi o di turisti stranieri, che si fanno la foto all’ingresso dell’edificio che, da oltre 90 anni, offre gli spettacoli invernali di circo classico prodotti dalla famiglia Krone, guidata adesso da Christel Sembach-Krone, nipote di Carl e proprietaria del circo più grande d’Europa. Manege è il titolo del primo dei tre spettacoli che, come vuole la ferrea tradizione germanica, debutta proprio il giorno di Natale di ogni anno e chiude i battenti il 31 gennaio. Poi il secondo, quindi il terzo programma invernale prima di ricominciare con la stagione itinerante all’interno dello chapiteau.
Manege ha rispettato le attese e il motto del fondatore del Circus Krone: ‘Eure gunst unser streben!’ (ci sforziamo, per il vostro piacere!). Rispetto al solito, meno clown d’oro e d’argento in pista, ma livello eccelso in quasi tutti i numeri. Insomma, uno spettacolo all’altezza dell’onorificenza di “Ambasciatrice del Circo” che la Fédération Mondiale du Cinque, sotto il patrocinio di S.A.S. la Principessa Stephanie di Monaco, ha conferito a Christel Sembach-Krone. La prima nomina di tal genere in Europa.
Elegantissima e confortevole la struttura, utilizzata negli altri mesi dell’anno per concerti e teatro, l’orchestra comincia a suonare, alle 20 in punto (puntualità tedesca assolutamente rispettata!) ed apre lo spettacolo. Primo numero e sono subito brividi con i lanci di coltelli dei Los Alamos, coppia tedesca. Frontale, spalle al bersaglio, bendato e da lontanissimo il lanciatore spesso fa la barba al corpo della partner.
Con l’arrivo di Pietro Bento scema la tensione per dare spazio alla curiosità ed ai sorrisi procurati da un animale che quasi mai si vede in pista: il cinghiale. Stacco musicale e fra cerchi metallici e cubi scintillanti arriva il bulgaro Stefan, in prima assoluta per Monaco. Ritmo, effetti visivi, musiche, equilibrio, luci ultraviolette si fondono in un clima di innovazione e creatività.
Quindi i clown, il trio Balder, provenienti dal Portogallo, con Cristiana, Frankie e Sidney impegnati nell’entrata del Saloon in pieno clima western. Dalle risate ai cavalli, il passo è breve. Jana Mandana, reduce dal kolossal circense di Parigi ‘La perla del Bengala’, torna nella sua Monaco con il bianco dei cavalli arabi ed il nero dei frisoni. In pista alcuni dei più belli esemplari delle scuderie del Krone. E’ il preludio ad un numero di agilità e potenza: un mano a mano che provocherà la standing ovation del pubblico. I Giang Brothers, giovani fratelli vietnamiti, vincitori del ‘Latina d’argento’. La potenza del porteur viene assolutamente mimetizzata dalla sua agilità, dalle sue scattanti fibre muscolari, dal costante sorriso che, come tutte le persone dell’estremo oriente, porta costantemente stampato sul volto. A fine esibizione, tutti in piedi e gli applausi non si fermano più.
La troupe Strangers
La chiusura del primo tempo, più di un’ora filata via senza che nessuno se ne accorgesse, regala altri momenti di fascino, di spettacolo e di quel limite alle capacità fisiche umane che, spesso, nel circo, viene toccato. A proporli la troupe ‘Strangers’ alle pertiche alte. Sette artisti del circo Nikulin di Mosca fanno tutto con armonia e con elementi di danza. Fluidità e sicurezza che fanno apparire semplice anche i passaggi più difficili come il cambio aereo di pertica.
Nell’intervallo foto ricordo con il cammello e con i copricapo tipici del deserto a soli 5 euro. Un esempio probabilmente da seguire per i circhi italiani. Una duplice campana segnala l’inizio del secondo tempo che, come tradizione classica insegna, si apre con il numero della gabbia diretto dalla bionda Carmen Zander.
Ama il contatto fisico con le sue tigri Karmen Zander
Una bella tedesca che ama il contatto fisico con le sue tigri, che le coccola, le invita con dolcezza a fare di tutto (salti, corsa, sedili alti), le offre il volto per i baci e le cavalca anche.
L’adrenalina è tanta e comincia a scorrere a fiumi con il numero successivo, quello al filo alto che al Festival di Montecarlo si è aggiudicato un meritatissimo clown d’oro. Si tratta della troupe dei fratelli Weisheit, un gruppo di funamboli abituati alle grandi altezze degli spettacoli all’aperto. Sotto la cupola del circo, fanno di tutto fino alla piramide composta da cinque persone. Il cuore e l’orologio degli spettatori si ferma più volte; nessuno in sala respira più per guardare, lassù, le folli acrobazie di quel gruppo di artisti capaci anche di dare avanti e indietro su due file di biciclette.
I giocolieri Platschkov
Necessita, a questo punto, qualcosa per rilassarsi dalla tensione, e ritornano in pista i clown Balder che preparano il terreno ai giocolieri Platschkov. I due, bulgaro e belga, diventano una sola persona negli esercizi con 10 palline. Una vera e propria fusione fra due corpi. Quattro braccia e quattro gambe che si muovono sempre con più velocità fino a non capire come e grazie a quali mani, quelle palline, rimangano per aria.
Ed è l’ora degli elefanti presentati, in maniera singolare e forse unica, in chiave allegra e coinvolgente da Sonni Frankello. Timba, Mala e Kenya fanno gli equilibristi, i giocolieri con l’hula-hoop, i calciatori, i ballerini di breakdance ed anche i birboni con l’addestratore e con un paio di bambini del pubblico, chiamati in pista.
Sonni Frankello preso per un orecchio dal suo elefante
L’allegria e la frivolezza del numero, nasconde le elevate difficoltà negli esercizi effettuati da questi giocherelloni elefanti africani e dalle loro due tonnellate di peso.
Il programma del Krone Bau sta per finire ma ancora mancano una decina dei 39 artisti del primo spettacolo del Winter Circus. Dapprima il duo Somalas, mangiafuoco tedeschi che lanciano fiamme ad oltre dieci metri di altezza e sembrano in grado di inghiottire, davvero, il fuoco prima di buttarlo fuori.
La troupe Pronin
Poi la grande chiusura con la doppia altalena della troupe Pronin, per la prima volta a Monaco, composta da acrobati ucraini e russi. Sei artisti provenienti dal Circo di Stato di Mosca e capaci di volare a velocità supersonica, di atterrare sui compagni in qualsiasi posizione, Giovani uomini e giovani donne che vengono sparati dall’altalena a notevoli altezze. Numero, anche questo, di circo tradizionale ma montato con diversi elementi innovativi.
Termina lo spettacolo e gli applausi finali sono lunghi come un fiume. All’uscita, anche noi italiani ed i nostri bambini, ci siamo resi conto perché, davanti al Krone Bau, tutti si fanno le fotografie. Il circo, per Monaco, è una vera istituzione, uno spettacolo di serie A, una passione di cui vantarsi, un evento da immortalare.
Piero Messana