Sulla battaglia per bandire gli animali dai circhi del Regno Unito le sigle animaliste internazionali hanno investito parecchio da ogni punto di vista. E adesso che il bilancio di tante pressioni, campagne mediatiche e di migliaia di mail che hanno preso di mira i vertici del governo Cameron sono andati in fumo, il morale delle truppe (a partire dall’ADI) è a terra. L’Inghilterra, infatti, non ha nessuna intenzione di mettersi sullo stesso piano di Grecia, Bolivia o Perù in fatto di veti agli spettacoli con animali, facendosi contagiare al ribasso, perché questo non farebbe onore al Paese del liberismo, dell’arte, delle tendenze che anticipano mode e pensiero, e alla nazione che ha tenuto a battesimo il circo moderno grazie all’ufficiale della cavalleria britannica Philip Astley.
La Camera dei Comuni, dopo lungo e acceso confronto, ha respinto la proposta di quanti chiedevano di mettere al bando gli animali nei circhi. Attenendosi al rango di vera democrazia, l’Inghilterra ha approvato proprio ieri una legge che regolamenta la presenza degli animali nei circhi ma non li proibisce, e questo avviene – con qualche differenza da stato a stato – in quasi tutta Europa, negli Stati Uniti, e praticamente in tutto il mondo le eccezioni proibizionistiche si contano sulle dita delle mani.