di Salvatore Arneri
La famiglia Togni ha partecipato con artisti, tendoni, animali e materiale a varie produzioni cinematografiche con attori celebri come il grande Totò, Franco e Ciccio o Paolo Villaggio. Contribuendo sempre di fatto a celebrare il successo dello spettacolo circense nell’Italia del Novecento. Ce lo ricorda il giovane appassionato della materia Salvatore Arnieri, raccontando gustosi aneddoti e persino il mistero di un film scomparso.
Scena del film Serata d’addio con Darix Togni
Se in un motore di ricerca su internet digitassimo le parole circo e cinema probabilmente il primo nome che uscirebbe sarebbe quello di un membro della famiglia Orfei. Infatti, Orlando, Nando, Liana e Moira hanno legato la propria immagine a dei momenti importanti della storia del grande schermo anche internazionale, con Nando “Patacca” addirittura vincitore di un Oscar.
In realtà sono molte, intense e interessanti anche le frequentazioni di altre famiglie della pista nostrane con produzioni cinematografiche di ogni tipo, tanto che è difficile un’analisi esaustiva di tale fenomeno. È però di certo interessante raccontare alcuni importanti episodi legati all’altra grande dinastia tricolore, quella dei Togni, il cui contributo è stato vario ma molto meno esplorato. Se gli Orfei sono stati principalmente attori, i Togni hanno perlopiù prestato i loro circhi alle case di produzione, desiderose di ambientare il proprio set in questo mondo incantato.
Il meglio della comicità
A sfogliare l’album dei ricordi è interessante notare come questo complesso sia stato spesso scelto per storici ed esilaranti titoli della commedia italiana. Da Totò a Franco e Ciccio, fino a Paolo Villaggio, il fascino della pista circense ha dato la possibilità a molti interpreti di sperimentare in spazi nuovi e di valicare il labile confine che divide l’attore comico dal clown.
Senza avere l’ambizione di censire tutti i numerosissimi contributi che la dinastia Togni ha dato al cinema italiano ed internazionale, si è scelto di riportare alcuni aneddoti curiosi raccontati dalla viva voce di Alex Togni in modo quantomeno da tratteggiare il contributo della famiglia alla settima arte.
Grandi comici in pista e sullo schermo
Si parte dal 1953, quando il Circo Nazionale Togni (che di lì a poco si sarebbe frammentato nei vari complessi che fecero fortuna nella seconda metà del Novecento) ospita le riprese de Il più comico spettacolo del mondo diretto da Mario Mattoli ed interpretato dal grande Totò. Quest’ultimo è stato molto influenzato dalla clownerie circense: pare, infatti, che andasse di frequente al circo per vedere e assimilare il vasto repertorio di farse (ai tempi, per fare in modo che il pubblico tornasse più volte a vedere lo spettacolo, si alternavano lunghe farse, ogni sera diverse) per poi portarle prima sul palcoscenico delle riviste e poi sul grande schermo. Il film è celebre per la emozionate Preghiera del Clown, ma è curioso
segnalare come appaiano vari membri della famiglia Togni. Ad un certo punto, ad esempio, il famoso Enzo Garinei, in veste di Monsieur Loyal, presenta Cesare Togni, pronto ad eseguire un triplo al trapezio volante. Un film da non perdere per ogni appassionato di circo.
Con un salto in avanti di una quindicina d’anni si arriva al Circo di Oscar Togni, nel 1969. Ospiti d’eccezione altri grandi mattatori della risata, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, per le riprese di Ladro e guardia. In questo film troviamo un elemento particolarmente interessante dal punto di vista circense, ovvero la ripresa quasi integrale del numero di gabbia, che veniva presentato da Tony Ford (Antonio Forlano) o Oscar Togni. Non è raro che i film sul circo assumano, come in questo caso, il valore di documento storiografico. Ciò diventa particolarmente chiaro pensando ai film sovietici, che raccolgono decine di preziosi spezzoni di numeri altrimenti dimenticati.
Si arriva poi ad un momento davvero memorabile, esila rante e pregno di contenuti. Infatti, a metà anni Settanta le tre piste del Circo Americano accolgono una delle più iconiche scene de Il secondo tragico Fantozzi, primo sequel della celebre saga ideata ed interpretata da Paolo Villaggio, uscito nelle sale nel 1976. Questo l’antefatto: il ragionier Ugo Fantozzi ottiene tre biglietti omaggio per il Circo Americano e va in visibilio. In quel momento è però a casa in malattia e rischia, se scoperto, gravi sanzioni dalla sua azienda. Decide comunque di andare al circo, raccontandoci così anche di come fosse sentito questo appuntamento dalla stragrande maggioranza degli spettatori italiani. Una volta al circo si rende conto che poche sedie accanto alla sua c’è proprio il suo capoufficio e per cercare di rimediare tenta di fingersi un artista circense cimentandosi nelle discipline più diverse: per pochi istanti si finge clown, poi agile dei trapezisti (in questo caso gli Jarz) e infine uomo proiettile, non prima di confondere uno degli scimpanzé dei Kubler con sua figlia Mariangela. Tra i numerosi artisti riconoscibili nelle varie scene che ritraggono lo spettacolo troviamo il clown Nené Huesca, lo storico ringmaster Mr. Gooo (alias Roland Sollath), gli acrobati alla bascula della troupe Huesca, i motociclisti sul filo Guzman e Monique. Questo cameo ci restituisce la grande considerazione con cui gli spettacoli circensi erano visti dagli italiani negli anni Settanta, infatti Fantozzi è pronto a rischiare la sua carriera pur di non perdere l’occasione di assistere al prodigioso spettacolo del Circo Americano. Del resto, Paolo Villaggio aveva personaggi davvero clowneschi. Non mancano infatti le cadute rovinose, le smorfie esagerate e la ribellione verso il potere, intrinseca nella relazione tra clown bianco ed augusto. E lo stesso Villaggio era solito usare molti dei Colombaioni come proprie controfigure o personaggi.
Compiendo un balzo temporale fino ai giorni nostri è da segnalare il remake di Altrimenti ci arrabbiamo (il celebre film di Bud Spencer e Terence Hill), creato con la consulenza tecnica di Tommy Cardarelli. Molte delle comparse circensi sono parte della quinta e della sesta generazione della famiglia Togni. Erika ed Alessandro (recentemente premiati a Latina) volteggiano a dorso di cavallo, Jones conduce due elefanti, Adriana è appesa al cerchio aereo e Daniele è in veste di fachiro. Anche il materiale usato per la scenografia ed alcuni dei carri esterni provengono dal Circo Americano. Insomma, un rapporto lungo ed intenso tra questa famiglia e la cinematografia.
Non solo pellicole
Un ulteriore episodio curioso, che racconta un’altra sfaccettatura del rapporto tra la casata e la settima arte, riguarda il produttore cinematografico Mike Todd, marito di Elizabeth Taylor, che, nel 1956, a Roma, pare avesse proposto a Cesare Togni di portare il suo circo in America. Questo progetto non si realizzò mai perché Taylor poco dopo morì in un incidente aereo.
Il film perduto
Per finire, un fatto poco noto e ancor meno raccontato. Nell’immediato Dopoguerra i tre fratelli Togni, tentando di diversificare i loro guadagni derivanti solo dal circo, si lanciarono nell’avventura di una loro casa di produzione cinematografica: la Togni Film. Era del resto una tendenza piuttosto diffusa quella di spostarsi dallo spettacolo dal vivo al grande schermo. Charlie Chaplin lo aveva fatto con enorme successo. E da noi lo stesso Totò aveva compiuto un percorso simile. Ma non si trattava di un’impresa facile e in effetti la ditta produsse una sola pellicola. Si tratta di Serata d’addio, la storia di un “fermo” che innamoratosi di un’artista circense decide di scappare con lei ed unirsi al circo (storia non nuova alla famiglia Togni, dato che leggenda vuole che il capostipite Aristide non riuscì a resistere al fascino esotico della cavallerizza Teresa de Bianchi e si unì alla carovana).
Il film fu diretto da Gianni Vernuccio, già aiuto regista di Damiano Damiani, ed interpretato dai membri delle famiglie Togni e Miletti, con Darix nelle vesti del protagonista. È curioso riscontrare come la storia personale di Vernuccio si intrecci ed assomigli alla trama del film. Forse proprio a seguito delle riprese il regista si fidanzerà e poi sposerà Jone Miletti, da cui avrà tre figli.
Di questo film ci restano, purtroppo, solo qualche foto, la locandina e pare qualche spezzone conservato all’Istituto Luce. Terminate le riprese, la pellicola del girato (acquistata al mercato nero perché difficilissima da trovare a margine della guerra) venne conservata in un carrozzone che prese accidentalmente fuoco: inevitabilmente il lungometraggio non vide mai le sale. Così si conclude la breve ma singolare avventura della famiglia Togni nella produzione di film, ma non il loro contributo che si è dimostrato ampio, variegato e sorprendente.
Articolo apparso sul decimo numero della rivista Circo – Circo e Cinema, inverno 2022