
L’autore non sa il favore che mi ha fatto, restituendomi per un attimo, con la sua descrizione, a quei miei 15 anni da troppo tempo superati. Quadro ambientale era un Luna park di MIlano, gli artisti erano tre ma il “soggetto” dell’affresco era quello, universalmente noto come Muro della Morte. I miei artisti di allora si chiamavano Ninos, Walter e Eduard e appartenevano a una famiglia di viaggianti italiani. Il clou del programma era quando si esibivano tutti e tre insieme ma con una rotazione in senso contrario. In breve: Walter, il ciclista, si avventurava fino alla parte più alta del muro così da darmi la sensazione, talvolta, che in sella a quella bicicletta potessi finire io pure. Alla base della fossa si avventurava Ninos, il leader del gruppo, viaggiando con la moto in parallelo col ciclista. Ma il massimo dell’emozione si raggiungeva quando nello spazio fra i due si inseriva Eduard, mancino, viaggiando con la moto in direzione opposta a quella dei compagni e dando la suggestione di incroci che erano autentica musica del rischio. Certo non per caso io credo, se ripassando poi per quel Luna Park vicino a casa mia dove – fosse stato solo per me – avrei vissuto 24 ore su 24, mi sarebbe accaduto di vedere l’artista che si presentava col nome di Eduard con una gamba robustamente ingessata. Erano anni di dopoguerra, quelli, in cui – in special modo fra la gente che praticava l’acrobazia – chi rischiava di più aveva maggiore garanzia di assicurarsi il pane quotidiano. Oggi abbiamo superato il 2000 e tante cose non sono come allora le vedeva quel ragazzo che ero io.
Ma sono molto grato all’autore irlandese per avermene, per un attimo, restituito la fragranza.
Ruggero Leonardi
