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di Nicola Campostori

Come ogni anno, ad agosto si terrà il Festival Fringe di Edimburgo, che con più di tremila spettacoli al giorno è uno degli eventi artisticamente più rilevanti al mondo, oltre che una macchina organizzativa gigantesca che fa scuola nell’ambito del management culturale. Nata nel 1947 e giunta alla sua settantasettesima edizione, la rassegna dà un apporto di 300 milioni di sterline all’economia del Regno Unito, rendendo Edimburgo la capitale internazionale del live entertainment
Dal 2 al 26 agosto, con anteprime già nei giorni precedenti, la città si riempie di show, letteralmente: non c’è teatro, locale, piazza, dove non ci siano performance; nei Meadows, il grande parco pubblico in zona universitaria, vengono allestiti dei tendoni, nei quali si concentra molta programmazione circense. Ma, in effetti, è il Fringe stesso a essere un circo: arriva in città, col suo carico di meraviglia, portando con sé attrazioni da ogni parte del globo, e al termine della sua tenuta scompare, lasciando una traccia di malinconia negli spettatori che lo attenderanno fino all’agosto successivo, quanto tornerà a divertire e emozionare il pubblico. Non è quindi un caso che, in uno dei trailer postati su Facebook per annunciare il festival, il Fringe presenti sé stesso proprio come un circo, con tanto di slogan “The circus is coming to town!”.  
Aldilà di questo parallelismo, il circo ha sempre una parte importante nella kermesse scozzese. Presenziare al Fringe significa anche poter fare il giro del mondo muovendo pochi passi tra una venue e l’altra, assistendo a diverse forme del più grande spettacolo del mondo, da quelle più classiche a quelle più sperimentali. In attesa che la magia si compia di nuovo, nelle prossime righe si proverà a fare una carrellata delle produzioni presenti quest’anno, tra grandi ritorni e curiose novità. 

Humans 2.0

La compagnia australiana Circa è un habitué del Fringe. Nel 2024 riporta uno dei suoi spettacoli più iconici. In Humans 2.0 assistiamo ad una rivisitazione e riscrittura delle pratiche acrobatiche, nella quale le colonne umane, i salti e le prese rifiutano il perfezionismo in nome di una vitalità allo stesso tempo potente e fragile. Proprio come potenti e fragili sono gli esseri umani, nelle loro relazioni con gli altri. Con le sue coreografie originali e un disegno luci perfetto, questo show è uno degli emblemi del circo contemporaneo.

Ye!
Che Circa stia facendo scuola nel mondo non dovrebbe sorprendere. Circus Baobab, gruppo della Guinea, sembra aver appreso la lezione australiana ed aver elaborato una propria estetica debitrice di Humans ma con tratti fortemente personali. Costumi molto simili agli abiti di tutti i giorni, grandi quadri collettivi (sono tredici gli artisti in scena) nei quali le acrobazie si confondono alle coreografie, in una sorta di danza fatta di salti, prese, piramidi, che esaltano il lavoro di gruppo e prediligono l’impatto emotivo degli esercizi, pensato per esprimere una chiamata a costruire un domani più attento alla natura e al benessere dell’uomo.  

Paradisum

Dopo aver stupito con Ima l’anno scorso, Recirquel presenta un nuovo lavoro, che si preannuncia altrettanto interessante. Paradisum, secondo quanto riportato dalla compagine ungherese, è un’esplorazione “del mito del regenesi che segue il silenzio di un mondo scomparso”. Nelle opere del visionario regista Bence Vági, il corpo dei performer (virtuosi di svariate discipline) è il mezzo per concretizzare i grandi temi dell’umanità. Anche in questo caso la fisicità, racchiusa in una composizione scenica simbolica e visivamente d’impatto, fatta di tessuti scuri, è il linguaggio comune col quale parlare di purgatorio, risveglio, ricerca dell’anima del mondo.

Ghost Light: Between Fall and Flight
Acclamata ormai da diversi anni, Machine de Cirque è una compagnia canadese che ben incarna lo stile di molti gruppi di quella nazione, tra ricerca e accessibilità del grande pubblico. La performance che andrà in scena al Fringe è tutta basata sulla bascula, dove due artisti eseguiranno le loro evoluzioni in bilico tra il volo e la caduta. Un nuovo esempio di come una tecnica tradizionale del circo si presti anche alle riflessioni del genere contemporaneo e di come, alla fine, alla base di tutte le sfaccettature di questa forma artistica resti il lavoro fisico e l’interazione tra i corpi.    

Corazón
Chi ha visto uno show di Circolombia ricorderà senz’altro il ritmo adrenalinico delle sue composizioni. Ci si aspetta dunque una scatenata sequenza di numeri mozzafiato per Corazón, che debutta proprio al Fringe, e trasformerà lo Spiegeltent di Assembly in un Latinoamerica pulsante di energia. Lo Scotsman, il principale quotidiano scozzese, ha espresso parole di grande elogio nei confronti della troupe colombiana: “Questo è il circo che mostra agli altri come si fa. Andate a vederlo”.  

The Black Blues Brothers

Hanno annunciato che questo sarà l’ultimo anno in cui il loro primo show andrà in scena al Fringe. Ma, visto il successo finora ottenuto, non sarà l’ultima apparizione dei Black Blues Brothers a Edimburgo. In ogni caso, il loro tributo acrobatico al celebre film di John Landis torna per la quarta volta nella stupenda Music Hall nelle Assembly Rooms. Piramidi umani, salti mortali, limbo col fuoco e numeri con i cerchi e con la corda: tutto il repertorio classico del Kenya (dal quale provengono i cinque interpreti) applicato all’immaginario dei Blues Brothers. Una formula, frutto della fantasia di Alexander Sunny, regista e produttore della compagnia italiana Mosaico Errante, che ha garantito ai “magnifici cinque” (definizione di Franco Cordelli del Corriere della Sera) un tour mondiale che ha superato le 900 date e i 600 spettatori.

Solo
Rimanendo tra le produzioni italiane, grande entusiasmo sta suscitando la presenza in cartellone di Arturo Brachetti. Il trasformista, che è già una celebrità internazionale, debutta al Fringe con Solo, un varietà surrealista e funambolico, nel pieno del suo stile. Brachetti lo ha pensato come un viaggio nella sua mente, nei suoi sogni e fantasie, ma anche come un invito agli spettatori ad entrare nella sua casa, vera e immaginaria: nelle sette stanze che compariranno sul palco il performer darà vita ad oltre sessanta personaggi che tra trasformismo, ombre cinesi, laser e sand painting realizzeranno un affresco caleidoscopico fatto di ricordi, illusioni sorprendenti e colpi di scena imprevedibili.

A Wild Women Circus

Per la prima volta quest’anno la Germania avrà un suo showcase al Fringe: questo significa che una delegazione ufficiale si occuperà di promuovere le produzioni tedesche in maniera coordinata. È un’ottima strategia per diffondere i talenti nazionali nella maggiore vetrina mondiale. Il Wild Women Circus delle Barbaren Barbies gode di questo appoggio e sembrerebbe essere una di quelle produzioni che al Fringe trovano la loro casa: il fil rouge che sostiene la sequenza di numeri dello spettacolo è infatti un umorismo sugli stereotipi di genere, che fa uno show al femminile impertinente e scanzonato. Cosa succederebbe se la scena underground berlinese avesse un figlio con una Spice Girl? Il Fringe è anche la risposta a domande come questa.  

Rollercoaster

Wes Peden è uno dei nomi di spicco della giocoleria contemporanea. Ha rivoluzionato il concetto di virtuosismo, che nelle sue performance non è l’alzare sempre l’asticella di esibizioni classiche (aumentando ad esempio il numero di oggetti giocolati) ma inventarsi difficoltà sempre maggiori e situazioni estreme che complicano l’esecuzione dei volteggi di palline e clave (oltre che di svariati altri props). Con un gusto smaccato per il bizzarro. Il claim di Rollercoaster, coprodotto assieme alla Gandini Juggling, è “Giocoleria pop-punk ultramoderna!”. Circondato da un’enorme struttura blu gonfiabile e accompagnato da ritmi elettronici, Peden si cimenta in lanci bizzarri, divertendosi e divertendo gli spettatori, e portando la sua ricerca ad un livello successivo, dove giocolare significa innanzitutto non porre freni alla propria fantasia.

About the Art of Letting Go
A dimostrazione del fatto che la rassegna edimburghese accoglie ogni tipo di performance, About the Art of Letting Go (anch’essa una produzione tedesca) ha atmosfere completamente diverse: in pratica, è uno studio sulle potenzialità della ruota cyr e una riflessione sul lasciare andare, inteso in senso fisico (l’artista prende e molla l’attrezzo seguendo e accompagnandone le evoluzioni) e filosofico. Scenografie minimali, luci astratte e un accompagnamento musicale teso a sottolineare i piani emotivi sui quali si muove l’esibizione. Ancora una volta, è il circo inteso nella sua accezione più antica e al contempo più moderna: è la forza dell’interprete, del suo corpo, dell’interazione con l’ambiente e con l’attrezzo.   

Yoah
Dal Giappone arriva per la prima volta al Fringe Yoah, della compagnia Cirquework. Un combinato di virtuosismo fisico, effetti digitali e musica elettronica. Nel trailer, misterioso al punto giusto, vediamo artisti coi diablo luminosi, un equilibrista su una imponente colonna di sedie, giocolieri, trapezisti e acrobati illuminati da laser e colori che rimandano a una non meglio precisata avanguardia tecnologica. Vista la capacità delle troupe orientali di apportare linguaggi ed estetiche originali, riuscendo a rinnovare di volta in volta l’immaginario legato alle antiche culture alle quali si ispirano, potrebbe essere la sorpresa di questo 2024.