di Raffaele De Ritis
A Pescara, grazie ad una felice intuizione di Raffaele De Ritis, da tre lustri Funambolika anima un’estate ricca di appuntamenti di ogni genere. Un’idea forte di progetto artistico sostiene un evento che si dedica alla contemporaneità partendo dalle radici. Lo stesso ideatore porta avanti una traiettoria che comprende la visione di arte circense come di creazione ma basata sul consenso popolare.
L’idea di Funambolika – Festival Internazionale del Nuovo Circo, nasce a Pescara nel 2007, quando in Italia i festival e le rassegne circensi (oggi centinaia) erano forse un paio. Questo progetto ha alcune particolarità: la prima è quella di essere prodotto direttamente da un’istituzione teatrale ufficiale; ma quella più importante è l’ambizione di superare la differenza tra “tradizionale” e “contemporaneo”, per raggiungere la maggior quantità di spettatori con la più ampia diversità di proposte. A volte forse non si riflette abbastanza sul fatto che queste categorie, create all’interno della professione, non è detto che siano un criterio di scelta per il pubblico. La visione del progetto è dunque di “celebrare la grandiosità del circo più classico e nello stesso tempo scoprire le espressioni più attuali dell’arte circense”. Il termine “nuovo circo” nel titolo vuole indicare tutto quanto vi sia al momento di inedito in ogni campo di questo universo artistico: da un brillante artista esordiente di una famiglia circense alle più suggestive sperimentazioni di scuola. Il festival non è un concorso a premi, ma una proposta organica di spettacoli. La manifestazione, come idea del sottoscritto, scaturisce dall’Ente Manifestazioni Pescaresi, che gestisce il Teatro D’Annunzio di Pescara: un celebre anfiteatro sotto le stelle, in riva al mare, che da 75 anni propone nel capoluogo adriatico una delle più antiche e prestigiose stagioni artistiche italiane: balletto, jazz, teatro di prosa con i più grandi nomi internazionali. Si è scelto dunque di aggiungere il circo verso la fine degli anni 2000: in un’epoca in cui la forma classica vedeva una momentanea flessione della qualità, e le proposte più attuali non avevano ancora la consistenza di oggi. In pochi anni, il festival ha assunto una struttura identitaria in tre proposte: la presentazione di una compagnia italiana emergente sotto tendone (valorizzando la creatività e la tradizione dell’itineranza), capace di un progetto artistico profondo; un grande show internazionale di avanguardia di ampio formato; e il Gran Gala du Cirque, che riunisce ogni anno le maggiori attrazioni internazionali del momento. La manifestazione ha subito colto l’entusiasmo del pubblico, che è cresciuto di anno in anno: raggiungendo oggi una media di quasi 6.000 biglietti venduti ogni anno per l’insieme dei tre titoli, cosa che ha fatto definire dagli esperti Funambolika come “la più grande platea italiana di circo” (ottantamila spettatori per 54 titoli dalla prima edizione). Del resto il pubblico pagante garantisce la sostenibilità: lo sbigliettamento, pur a prezzi popolarissimi, copre oltre il 50 per cento dei costi (il resto è completato dal sostegno di MIC, Regione e da un Comune di Pescara sempre entusiasta pur attraverso i cambi di politica). Nel corso degli anni, il pubblico ha potuto vedere, spesso in prima nazionale, compagnie all’epoca emergenti oggi divenute leader mondiali della creazione circense di grande formato: da Les 7 Doigts de la Main (Canada), a Circa Contemporary Circus (Australia), Recirquel (Ungheria), le creazioni del CNAC (Francia), i Black Blues Brothers. Ugualmente, si è sostenuto il percorso emergente delle compagnie italiane di nuovo circo sotto chapiteau, ospitando la nascita di molte loro nuove creazioni: El Grito, Circo Zoé, Teatro Nelle Foglie.
Emblematica fu l’edizione 2022 quando, per una fortuita casualità di programmazione comunale, lo chapiteau del Teatro delle Foglie, invitato per Funambolika, fu installato proprio di fianco al tendone del Circo Lidia Togni. Oltre a garantire senza sovrapposizioni il successo per due distinti tipi di pubblico, è stata una bella occasione di scambio e interazione tra due circhi di matrice diversa ma uguali per passione e curiosità reciproca. Nella scelta di queste proposte innovative, si è sempre tenuto conto della centralità che caratterizza la natura del circo: l’eccellenza dell’exploit tecnico acrobatico. Questo chiaramente in armonia con nuovi percorsi estetici che sappiano sorprendere, emozionare, ma senza fuorvianti approcci eccessivamente intellettuali o drammaturgici. Dimostrando che l’innovazione, se rispetta i codici circensi, può entusiasmare tutta la famiglia. Il pubblico popolare ed infantile resta importante, anche negli spettacoli ritenuti più “difficili”; il circo può affascinare ed ispirare tutti anche senza facili scelte infantilistiche o televisive. Il fiore all’occhiello resta senz’altro l’appuntamento annuale del Gran Gala du Cirque, creato 17 anni fa a quattro mani tra il sottoscritto ed Alessandro Serena. Riunire ogni anno su un palcoscenico alcuni dei più grandi numeri del mondo è un’impresa quasi impossibile, soprattutto quando si stabilizza un pubblico che diventa sempre più esigente. Nel suggestivo scenario notturno della pineta dannunziana sul mare, in questi anni sono passate nel gala circa 150 attrazioni con 240 artisti di 31 Paesi diversi. Tra essi, 29 vincitori di Oro e Argento a Monte Carlo, quasi tutti per la prima volta in Italia. Il gala ha ospitato Victor Kee, Anatoli Zalievski, Oleg Izossimov, i Pellegrini, il Duo Ballance e molti altri. A ciascuna edizione, uno dei grandi clown del nostro tempo: David Larible, Davids Shiner, Fumagalli, Jigalov, Housch Ma Housch, gli Starbugs, Scott e Muriel, Peter Shub, Rob Torres. E, quasi puntualmente ogni anno, i vincitori di Oro e Argento all’innovativo Cirque de Demain di Parigi. Ma il Gala è stato trampolino di lancio regolare per i debutti dell’Accademia del Circo: Viviana Rossi, Vioris Zoppis, giovani Togni (come Sarah, Michael e Dario), Gabriel dell’Acqua, Katlyn Quadrelli, hanno ricevuto i loro primi contratti al Gala di Pescara.
Per il sottoscritto, Funambolika è molto più di una “direzione artistica”. Fa parte di una visione generale, di un modo di interpretare il circo come arte sofisticata, di creazione, che trascende le categorie. Ma soprattutto di un’arte per la quale va tenuto conto della profondità del patrimonio storico, e della sua portata innovativa in ogni epoca. Quello che nutre la mia visione è l’incessante attenzione a questo “sfondo” della storia. L’aver costituito una importante biblioteca specializzata sulla storia del circo non ha altro scopo che l’ispirazione e riflessione sul presente. Può sembrare un paradosso il fatto che l’interesse per la conservazione e il passato siano finalizzate a una ricerca sulla contemporaneità. Ma è la realtà. Il cercare una stampa antica in una vendita all’asta, o lo sfogliare una descrizione di un artista remoto nelle pagine di un volume antico, servono a far scaturire un’idea, un approccio che spesso accompagna la scelta di un artista da scritturare, del tipo di struttura stilistica di uno spettacolo, o di una chiave promozionale. È uno strano processo di assorbimento, per gran parte inconscio. Quel che è certo, ciò che mantiene “moderno” il circo è la capacità attraverso i secoli di essere attuale senza perdere i codici classici ma aprendosi a tutte le suggestioni attuali delle arti.