Ognuno dei circa 8 mila partecipanti alla Udienza dello spettacolo viaggiante con Papa Benedetto sarà sicuramente tornato a casa dalla indimenticabile giornata di ieri con qualcosa di personale da conservare gelosamente. Immagini, ricordi, sensazioni, parole, volti, colori, musiche… La festa che ha trasformato l’austera Aula Paolo IV in un grandissimo e incontenibile circo, arricchito per una volta dalla creatività di tutte le componenti della gente del viaggio, è stata una esplosione di freschezza, vitalità, arte, allegria allo stato puro. In particolare non si possono non citare le bande e i gruppi folcloristici provenienti da tutta Italia, che hanno colorato e animato prima la sfilata da Castel Sant’Angelo a San Pietro, e poi all’interno, nell’attesa del Papa e davanti al successore di Pietro, fino all’inno nazionale suonato al termine e cantato da tutti i presenti. Una giornata memorabile, che ha avuto alcuni momenti da fissare nella memoria.
Cominciamo a farlo, ancora a caldo, ma senza pretesa di completezza.
Che Benedetto XVI fosse un amante degli animali era abbastanza risaputo. Si dice che fin quando ha potuto si sia circondato di gatti. Ogni volta che in Vaticano un circo gli ha fatto accarezzare un cucciolo di qualche esemplare nato in cattività sotto ad uno dei tanti tendoni che registrano di frequente questi eventi, sul suo volto si è stampato un grande sorriso. Prima di ieri, ad esempio, era nota la fotografia di Benedetto che apre le braccia mentre si avvicina al leoncino tenuto in braccio da Martin Lacey durante l’incontro col Papa del circo Medrano (l’immagine da qualche giorno fa da sfondo alla nostra home page).
Ma ieri il pontefice ha fatto molto di più. Per diversi minuti si è messo a giocare con i due leoncini (uno bianco) che gli sono stati avvicinati da Elisabetta Bizzarro e Manuel Farina. Divertito e coinvolto, li ha più volte accarezzati, guardati e forse volentieri avrebbe preso in braccio il più piccolo e tranquillo, un vero gattone. E poi quando Manuel ha messo a terra il suo, probabilmente pensando che era venuto il momento di andarsene, il Papa si è chinato sul cucciolo e ha continuato ad accarezzarlo, come per dire: lasciateli ancora un po’ qui.
Il Papa ama gli animali ma ama anche il circo, che con gli animali da secoli convive, tanto da far dire ad un alto prelato e raffinato intellettuale come il card. Gianfranco Ravasi, che nel circo si prefigura qualcosa che fa assaporare l’armonia paradisiaca: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; la vacca e l’orsa pascoleranno insieme; il leone si ciberà di paglia, come il bue; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi“. Ecco, il circo rappresenta quasi questa armonia paradisiaca e quanto avviene nel circo non è frutto di imposizione ma di armonia”.
Il Papa ha fatto ieri nel suo discorso alcune affermazioni che suonano come un chiaro messaggio ai circensi e a tutta la grande famiglia del circo e dello spettacolo viaggiante, ma anche a quanti con queste realtà vengono ogni giorno a contatto.
Voi sapete stupire e suscitare meraviglia
La prima: “L’allegria degli spettacoli, la gioia ricreativa del gioco, la grazia delle coreografie, il ritmo della musica costituiscono proprio una via immediata di comunicazione per mettersi in dialogo con i piccoli e con i grandi, suscitando sentimenti di serenità, di gioia, di concordia. Con la varietà delle vostre professioni e l’originalità delle esibizioni, voi sapete stupire e suscitare meraviglia, offrire occasioni di festa e di sano divertimento”.
Accoglienza e ospitalità vi sono proprie
La seconda: “Nel vostro ambiente si conserva vivo il dialogo tra le generazioni, il senso dell’amicizia, il gusto del lavoro di squadra. Accoglienza e ospitalità vi sono proprie, così come l’attenzione a dare risposta ai desideri più autentici, soprattutto delle giovani generazioni”.
Sacrificio e coraggio, virtù che la società odierna non sempre apprezza
La terza: “I vostri mestieri richiedono rinuncia e sacrificio, responsabilità e perseveranza, coraggio e generosità: virtù che la società odierna non sempre apprezza, ma che hanno contribuito a formare, nella vostra grande famiglia, intere generazioni”.
Le Amministrazioni riconoscano la funzione sociale e culturale dello spettacolo viaggiante
La quarta: “Conosco anche i numerosi problemi legati alla vostra condizione itinerante, quali l’istruzione dei figli, la ricerca di luoghi adatti per gli spettacoli, le autorizzazioni per le rappresentazioni e i permessi di soggiorno per gli stranieri. Mentre auspico che le Amministrazioni pubbliche, riconoscendo la funzione sociale e culturale dello spettacolo viaggiante, si impegnino per la tutela della vostra categoria, incoraggio sia voi sia la società civile a superare ogni pregiudizio e ricercare sempre un buon inserimento nelle realtà locali”.
La chiesa è pellegrina come voi
La quinta: “la Chiesa si rallegra per l’impegno che dimostrate ed apprezza la fedeltà alle tradizioni, di cui a ragione andate fieri. Essa stessa che è pellegrina, come voi, in questo mondo, vi invita a partecipare alla sua missione divina attraverso il vostro lavoro quotidiano”.