Nel vasto e variopinto ventaglio di spettacoli in programma per l’ottava edizione di Mirabilia, una componente meno rumorosa e spettacolare caratterizza il Festival. Accanto agli spettacoli che invadono le piazze e le strade sono infatti previsti incontri e seminari, fra cui il Circus Documentary Film Festival.
Il Festival offre così uno spunto di riflessione sugli aspetti meno evidenti dello spettacolo, aspetti nascosti e poco conosciuti che appartengono al dna del circo tradizionale, la vita errante degli artisti, come suggerisce il titolo del film festival: ITINERE: Nuove modalità di vita in itineranza.
Il mondo della piazza, vissuto e popolato da persone che hanno trovato nelle fiere e nelle sagre luoghi ideali di ritrovo e di sussistenza a partire dal medioevo e che è andato scomparendo intorno agli anni ’60-’70 del 900, sembra popolarsi nuovamente. Un esempio ne sono le storie documentate in La Bella Virginia al Bagno e Noches en Piste, et après…
La Bella Virginia al Bagno, documentario di Eleonora Marino, discendente di una famiglia di giostrai e circensi che ha inaugurato negli anni 50 il luna park Luneur, cattura fin dai primi fotogrammi il pubblico raccolto nel cinema teatro “I Portici”. La poesia del documentario è tale che viene ricostruita la magica atmosfera propria dello spettacolo viaggiante, composta dalle luci delle attrazioni, dalle musiche, dall’adrenalina e dalle voci di grandi e bambini catturati dalle giostre. Tuttavia emerge in modo significativo il lato più sconosciuto del magico mondo illuminato a festa. La fatica, il sudore, i sacrifici di donne e uomini del viaggio che, per un soldo, garantiscono meraviglia, divertimento e stupore.
Materiale d’archivio, filmati in 16 mm e fotografie consentono alla regista di avvicinarsi alla storia dei suoi antenati, ma non solo. La ricerca delle proprie radici diventa un viaggio in un passato non troppo remoto che ha segnato la storia del divertimento popolare e che, per molti aspetti, caratterizza la vita nomade degli artisti che anche oggi si esibiscono nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Fortemente ancorato alla tradizione e alla storia, così come alla quotidianità, è anche il mondo raccontato in Noches en Piste, et après... un documentario nato dall’incontro tra l’artista Veronique Guillaud e il fotografo Christophe Juggery. Il documentario è girato nel sud della Francia, quando una cinquantina di famiglie circensi si ritrovano per organizzare il matrimonio dei figli. Gli autori hanno così assistito alle nozze di due coppie e hanno seguito il ritorno degli sposi alle attività di tutti i giorni, assieme alle rispettive famiglie. Alla gioia per la festa, segue la quotidianità della coppia che si appresta a misurarsi con un mondo che spesso sembra essere ostile e incapace di riconoscere la lunga storia e le tante tradizioni che contraddistinguono la gente del circo. Il documentario è percorso da un senso di amarezza per la cecità di molte istituzioni alle richieste e alle esigenze delle famiglie del circo tradizionale; al termine del documentario lo spettatore è però rassicurato da una giovanissima circense che garantisce una lunga vita al circo e al ruolo che, nonostante le molte difficoltà, continuerà ad avere nella storia dello spettacolo.
Il pubblico del Circus Documentary Film Festival, lontano dalla vita dei “dritti” e dagli artisti che popolano i tendoni e le strade, ha avuto così la possibilità di avvicinarsi a un microcosmo mosso da carovane e da tradizioni radicate nel tempo. Uscendo dal cinema l’incontro con il nuovo e con il circo contemporaneo è inevitabile. Il palcoscenico a cielo aperto è calcato da artisti che, forse, hanno molto in comune l’universo presentato in La Bella Virginia al Bagno e Noches en Piste, et après…
Significativo ed emblematico è l’invito rivolto al pubblico da parte di un artista che si esibiva, come accadeva in un passato remoto, di fronte al sagrato di una chiesa: “Cosa ci fate seduti a semicerchio la in fondo? Venite a sedervi sulla moquette che abbiamo preparato per voi, vicino a dove ci esibiamo!”. L’invito alla vicinanza e allo scambio è da accogliere, non solo per applaudire uno spettacolo, ma per incontrare e valorizzare la storia delle gente del viaggio. Una storia che viene senz’altro da molto lontano.
Daniele Giovanardi
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