di Alessandro Serena
MOSCA – Il rapporto tra Italia e Russia, per quanto riguarda l’arte circense è da molto tempo intenso e reciprocamente proficuo. Del resto era stato il primo clown a diventare, dall’altra parte del pianeta, la stella di Barnum e ad occuparne, da solo, la pista centrale. Il Clown dei due mondi? Lo abbiamo intervistato in esclusiva alla vigilia del debutto a Mosca.
Cosa significa diventare il primo clown straniero ad essere invitato come protagonista di uno spettacolo del Circo di Mosca?
Uno dei miei sogni di bambino era quello di poter lavorare da grande, in qualche modo, con il Circo di Mosca. Da piccoli i nostri genitori ci portavano a visitare i grandi spettacoli provenienti dall’allora Unione Sovietica importati in Italia prima da Enis Togni e poi da Walter Nones. E rimanevamo incantati. Del resto ho avuto la fortuna, nella mia carriera, di realizzare molti dei sogni che custodivo nel cassetto: lavorare da Barnum, vincere un trofeo importante a Monte Carlo. Ma mentre sognare è facile, basta non mangiare troppo pesante la sera e mettersi a letto, invece realizzare i propri sogni comporta lavoro e sacrificio. Forse il termine sacrificio non è adatto, perché per chi ama il proprio lavoro faticare è una fortuna. Ma dà il senso di rinuncia a molte altre cose della vita.
Sono già stato in Russia per alcune occasioni particolari, invitato come ospite d’onore ai festival di Izhevsk e di Ekaterinburg. E mi sono anche già esibito al Bolshoi di Mosca in un’occasione davvero speciale. Era il 2001 e il direttore artistico Leonid Kostjuk, un personaggio molto conosciuto in Russia e fra gli addetti ai lavori, aveva organizzato una grande festa per i suoi sessant’anni. Io ero stato il regalo di compleanno di Kenneth Feld, il proprietario di Ringling Bros. and Barnum & Bailey, presso il quale lavoravo all’epoca, che mi aveva mandato come un pacco dono. Pur senza fiocco finì per essere un regalo molto gradito. In ogni caso mi resi ben presto conto che il pubblico russo è appassionato e conosce lo spettacolo circense più che in ogni altra parte del mondo. Se fermi un passante per strada e gli chiedi chi sono i suoi artisti circensi preferiti, ti sciorinerà un elenco di almeno una decina di nomi di ogni disciplina. Un po’ come accade da noi con i calciatori, i cantanti o gli attori. Il circo russo aveva avuto una piccola crisi subito dopo la perestrojka ma si sono rimessi in forze anche meglio di prima e presentano ora un catalogo di grandi artisti in ogni disciplina, virtuosi del corpo, ammaestratori di animali e, ovviamente, clown.
Come è successo che ti troverai protagonista al Bolshoi?
Quando venni a Mosca per il compleanno di Kostjuk, si rinsaldò ulteriormente il rapporto di amicizia e di stima reciproca con Leonid, il quale mi confidò di avere un sogno nel cassetto, quello di avermi come protagonista di un suo spettacolo prima del suo ritiro dalla professione. I due sogni, il mio e il suo, si sono finalmente incontrati. Quando ha saputo che potevo avere un paio di mesi liberi da Roncalli, non ha esitato un momento a confermarmi l’ingaggio anche se per fare ciò ha dovuto modificare lo schedule del bel circo stabile che dirige.
Sento soprattutto una grande responsabilità. È la prima volta che un clown straniero è ingaggiato come protagonista di una grossa produzione circense con campioni del circo russo. Ci sono stati altri clown stranieri a Mosca. Per esempio negli anni ’80 Peter Shub e Pic con Roncalli, o con Ringling Bros. and Barnum & Bailey in una celebre tournée del 1963, ma si trattava, appunto, di artisti all’interno di uno spettacolo straniero in visita a Mosca. Facendo tesoro delle mie pur sparute esperienze passate in terra russa e confrontandomi con numerosi artisti russi con cui ho lavorato e lavoro (davvero molti) ho scelto dal mio repertorio i numeri che ritengo più adatti al pubblico indigeno, ma, come sempre, sarò molto attento alle reazioni del pubblico per poi modellare le mie performance giorno dopo giorno. Per un clown, ed in particolare per chi lavora coinvolgendo gli spettatori nella propria esibizione, sentire la loro reazione è fondamentale. Per fortuna comunque sarò aiutato dall’equipe creativa del Bolshoj, soprattutto per quanto riguarda l’inserimento dei miei pezzi nello spettacolo e per la scaletta complessiva.
Ho sempre apprezzato la originalità e la creatività degli artisti russi ed in particolare dei clown. L’attenzione alla regia, alla drammaturgia, alla creazione di un’atmosfera. Mentre in occidente, purtroppo, ci sono molti emuli che rasentano o realizzano in pratica dei veri e propri plagi, in Russia i comici tengono molto all’ideazione di numeri sempre originali. Magari ispirati da altri già esistenti, ma sempre presentati in maniera molto peculiare. Addirittura quando un artista si ritira o muore, la sua creazione viene acquistata o comunque raccolta da un altro in maniera “ufficiale”, non certo di soppiatto e senza comunicarlo. Questo per far capire quanta importanza venga attribuita alla creatività. A mio parere creare deve essere una delle principali missioni di un clown.