La sua è una delle più famose dinastie italiane del panorama circense. Com’è stato crescere in una famiglia così importante?
E’ stato bello ed emozionante. Quando si è bambini si fatica un po’ a capire. La mia, ad esempio, mi sembrava una famiglia come tante, forse con un lavoro più strano ed eccentrico, ma assolutamente normale. Ho iniziato fin da piccolo a viaggiare, all’epoca si facevano delle vere e proprie tourneè. Stavamo in giro trecentosessantacinque giorni l’anno, senza una pausa e una tregua, ed a me sembrava tutto straordinariamente bello: partire, cambiare città, conoscere gente nuova. Ora, con il senno di poi, posso ritenermi fortunato ad avere avuto una vita così.
Assolutamente no. Il mio, come quello di tutti i circensi, prima ancora di essere un lavoro è uno stile di vita, un modo di vivere diverso dagli altri. Pensare di cambiare mestiere quindi sarebbe come rinnegare un po’ le proprie origini, significherebbe cambiare radicalmente abitudini e regole, e per chi è abituato al nostro “mondo”, vorrebbe dire abbandonare anche quello spirito di libertà che contraddistingue ogni circense.
Quando ha iniziato a pensare di voler lavorare con gli animali?
Fin da piccolo ho avuto questo trasporto verso gli animali, ma è stato quasi scontato iniziare. Ricordo che quando ero un bambino, mio nonno iniziò a farmi cavalcare un pony, poi mio fratello Flavio, che è maggiore di sette anni, è stato sicuramente una guida per me. Mentre lui si allenava, io passavo ore a guardarlo, cercando di imparare e così passo dopo passo sono arrivato al debutto in pista con un numero di cavalli.
Preferisco gli elefanti innanzitutto per la loro intelligenza, hanno una memoria di ferro e se l’addestratore varia una piccola parte del numero che gli è stato insegnato, lo fanno capire. Poi mi piacciono per il loro carattere: sono divertenti, riescono a manifestarti affetto e gioia. A dispetto della loro mole sono molto docili, facilmente gestibili in fase d’addestramento e caratterialmente giocherelloni.
E l’animale più difficile?
Il rinoceronte è un animale poco intelligente e molto testardo, ma non posso dire che sia quello peggiore. Ogni animale ha il suo carattere ed il suo temperamento, per cui basta prenderli per il verso giusto e tutto sembra essere più facile. A volte si scelgono animali per le loro naturali inclinazioni, che facilitano poi la costruzione del numero. Le tigri e i cavalli sono animali talentuosi e molto agili, i cammelli sono invece più posati e metodici, ma la buona riuscita dell’esibizione dipende quasi sempre dall’ammaestratore: se ha saputo fare bene il suo lavoro, allora cavallo, cammello, o rinoceronte raggiungeranno lo stesso risultato.
No. Tra noi non c’è mai stata competizione, anche perché essendo lui più grande di me, è stato il mio maestro. Lo ammiro e stimo molto sia per il suo carattere che per il suo modo di lavorare. Lui vive per la pista e mi ha trasmesso la stessa passione. E’ un orgoglio essere il fratello di Flavio.
Mi occupo solo in parte dell’amministrazione del nostro circo, e confesso che è l’aspetto più noioso di questo lavoro ed anche il più difficile. Mi occupo più che altro della logistica e dell’organizzazione: assunzione di personale adatto, scelta degli autisti per i nostri automezzi e altro. Gestire l’American Circus non è semplice, è come spostare un intero paese con annessi e connessi da una parte all’altra del mondo.
Quanta gente indicativamente lavora all’Americano?
Durante la stagione invernale abbiamo fra 120 e 125 dipendenti, 25 automezzi per il trasporto del materiale e poi un treno di 30 vagoni per il trasporto del materiale più voluminoso.
Quanti animali avete?
Circa 50 cavalli, 9 elefanti, 12 tigri, 8 cammelli (nelle ultime due settimane ne sono nati tre).
Molto. Credo che l’Italia sia il paese più complicato e problematico per il rilascio dei permessi. Se nelle altre nazioni nel giro di un mese si risolve tutto, in Italia purtroppo l’iter burocratico è lunghissimo e si ricade nella sindrome da “ping pong”, ovvero la domanda viene rimbalzata automaticamente da un ufficio all’altro. Noi dobbiamo metterci in ballo a maggio/giugno per poter arrivare in regola ad ottobre, mese in cui inizia la stagione circense, ma spesso a pochi giorni dal debutto si arriva con l’acqua alla gola, proprio a causa della burocrazia.
Un consiglio per chi vuole intraprendere la sua carriera?
L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di non avere la presunzione di poter fare solo una cosa nel circo. Chi vuole lavorare in questo ambiente deve essere preparato e ben motivato. Nel circo bisogna saper fare tutto ed adattarsi a tutto, non si arriva solo per esibirsi sotto i riflettori, per sentire l’applauso del pubblico o per ottenere prestigio, si diventa artisti per vocazione. Ah… dimenticavo, bisogna anche possedere un grande spirito d’avventura!
Valentina Ripa