di Maria Vittoria Vittori
Sono tante, scatenate e travolgenti, si stanno riversando con sempre maggior vigore sulle piste circensi, sui palcoscenici, per le strade di città: ecco a voi le Pagliacce!
Pesava ancora sulle donne, che pure si erano conquistate ruoli di rilievo nella società, così come nell’ambito dello spettacolo, un ultimo interdetto culturale e sociale relativo alla comicità, quasi che le donne, per secoli subalterne, non potessero ridere liberamente, né far ridere di proposito. Ma il panorama è decisamente cambiato: di clown ora ce ne sono tante, anche tra le generazioni più giovani, e si fanno sentire.
In diverse aree del mondo- Francia, Spagna, Portogallo, America Latina-le associazioni di donne clown sono una solida realtà già da diversi anni, qui da noi bisognerà aspettare l’estate del 2021, quando Martina Soragna e Silvia Laniado, clown fondatrici della compagnia teatrale Le due e un quarto, inaugurano il network Pagliacce, con il dichiarato intento “ di connettere, ispirare e condividere per stimolare le pagliacce di oggi e di domani”: un’associazione che conta oggi 113 clown professioniste.
E che ha dato vita al Festival Pagliacce che, alla sua seconda edizione -la prima ha avuto tra le partecipanti la grande Gardi Hutter- è attualmente in corso di svolgimento a Torino, sotto lo Chapiteau Madera: organizzato da Martina Soragna e Silvia Laniado, si avvale del sostegno del Ministero della Cultura e della Fondazione Crt, e del patrocinio del Comune di Torino.
Questi i numeri dell’edizione 2023: 14 le compagnie coinvolte, 51 le artiste sul palco,40 volontarie impegnate a tempo pieno nei vari snodi dell’organizzazione, e poi ancora concerti e dj set, iniziative dedicate ai bambini, training e workshop con le artiste, conferenze: il tutto in un clima particolarmente accogliente e gioioso, ricco di interazioni e scambi.
Tra gli spettacoli visti, come dimenticare la strepitosa vis comica sprigionata dall’austriaca Tanja Simma (in arte Anna De Lirium) e dalla francese Hèlène Gustin (ovvero Colette Gomette)? In “The One & the one” queste grandi clown hanno dato vita alla coinvolgente storia di un’amicizia, interamente giocata sia sulle dissonanze fisiche e comportamentali sia sulla perfetta sintonia dei movimenti del corpo e dei tempi comici. Resta impressa anche la grazia delicata e potente di Mireia Miracle che in “Rojo” fa della sua acrobata clown in partenza verso un altrove l’espressione di una volontà di varcare i confini che da esigenza personale diventa urgenza collettiva.
Vera e propria forza della natura la spagnola Jimena Cavalletti, che in “Mecha show you”, con la complicità di Laia Sales, anche lei componente di B.O.B.A.S., mette in scena la corrosiva parodia di un programma d’intrattenimento, buttando poi tutto all’aria-extension, tacchi a spillo e ipocrisia- in un finale energicamente rock. Molto atteso, nella serata conclusiva del 22 ottobre, lo spettacolo “La punta del mio naso” in cui le giovani acrobate clown di diverse nazionalità che compongono il Kolektivo Konika si mettono in gioco tra prese acrobatiche e canti per ricostruire un patrimonio comune.
Dell’atmosfera del Festival ho conservato una memoria specifica, ed è questa che mi porta ad aggiungere che, al di là della spiccata originalità e del grande valore degli spettacoli proposti, c’è ancora qualcosa in più, un valore ulteriore che mi sembra si possa identificare con la speciale funzione esercitata da Pagliacce, un fertile progetto di arte e di vita capace di convogliare e mettere in relazione discipline artistiche, saperi ed esperienze nel segno dell’empowerment femminile.