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Adotta l’Enpa! In un anno ha perso più della metà dei soci

“Stop ai finanziamenti pubblici per le attività circensi”. La richiesta perentoria è venuta qualche giorno fa dall’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali, una realtà che ha una storia importante alle spalle (spegne 140 candeline nel 2011), contrassegnata dall’impegno in difesa degli animali e che solo in anni recenti ha virato in una direzione animalista spinta, sposando anche toni ideologicamente forti nei confronti degli spettacoli con animali. L’Enpa chiede che ai circhi vengano chiusi i rubinetti del denaro pubblico perché incasserebbero già troppo per maltrattare – a loro dire – gli animali. Secondo l’Enpa “dati alla mano, nel solo 2010 alle “attività circensi e spettacolo viaggiante” sono stati assegnati 6.252.883,32″. Non è assolutamente vero, e la verifica può farla chiunque sul sito del ministero per i Beni e le attività culturali: per l’attività dei circhi in Italia e all’estero, per contributi finalizzati al rinnovo attrezzature e altro, i complessi italiani non beneficiano di più di 2 milioni di euro l’anno. Nei 6 milioni e rotti ci sono anche: iniziative promozionali (festival, corsi universitari, eventi organizzati da Comuni e associazioni varie), editoria (riviste e annuario dello spettacolo), assistenziali e educative (scuole di circo e casa di riposo di Scandicci). Tutti i circhi nel 2011 si sono suddivisi la somma – esatta al centesimo – di euro 2.261.867.
Precisazione dovuta, visto che Enpa, Lav, animalisti vari e parlamentari come Gabriella Giammanco continuano a diffondere dati inesatti. Quanti denari dei cittadini gestisce invece l’Enpa? Che, va detto, è la prima in Italia nel settore in cui opera. E’ a partire da questo interrogativo che abbiamo letto il bilancio consuntivo 2010 dell’Enpa, pubblicato sul sito internet dell’Ente, che anche in fatto di trasparenza batte tutte le altre associazioni attive nel campo della tutela degli animali. La Lav, ad esempio, online pubblica solo una striminzita sintesi dei suoi conti (fermi al 2009), altri – come la potente Lipu, Lega italiana protezione uccelli – o il network Agire Ora, nemmeno l’ombra di un bilancio, anche se entrambi chiedono donazioni e aiuti.

I soci suddivisi per regione

Torniamo al bilancio 2010 di Enpa, che certifica una fuga di soci a dir poco paurosa: sono passati dai 45.487 del 2009 a 20.370 del 2010, con una perdita del 55% in un colpo solo. I proventi da tesseramento sono precipitati a 479.403 euro. “L’Ente resta una realtà diffusa prevalentemente al centro nord, dato che a sud del Tevere, è presente solo il 13,6 % del corpo sociale, nonostante gli sforzi e l’attenzione profusa verso le problematiche specifiche del Mezzogiorno”. Nonostante questa debacle, crescono le spese per il personale, schizzate a 4.317.617 euro (+ 25,7% sul 2009). A dare ossigeno al bilancio dell’Enpa sono soprattutto le convenzioni stipulate con le amministrazioni locali (circa 600 in tutto) per la gestione di canili, del randagismo e altre attività, che rendono qualcosa come 6.735.006 euro. E siccome per gli enti pubblici sono periodi di magra, anche le convenzioni hanno un risvolto della medaglia poco piacevole: i Comuni si prendono tempi biblici per pagare. Verso quello di Agrigento, si legge nel bilancio Enpa, “sono accertati crediti per circa 600.000 euro”.
Le spese dell'Enpa

Tracollo dei sostenitori, dunque, che Enpa tende a spiegare con la crisi generale che attanaglia il Paese e con la difficoltà da parte di molti ad arrivare alla fine del mese. E anche con una non meglio definita “cessazione di un accordo di collaborazione con un soggetto privato assicurativo che aveva consentito negli anni 2008 e 2009 di far lievitare il numero dei soci, e quindi anche i relativi introiti”. Ma forse non sono le uniche spiegazioni, se è vero che ci sono regioni nelle quali i soci non calano, come la Liguria.
Il bilancio approvato dalla assemblea dei soci Enpa che si è riunita lo scorso 19 giugno, evidenzia però anche altri aspetti preoccupanti: “Non scompaiono ancora le conseguenze negative derivanti dal malgoverno che ha afflitto l’Ente negli anni passati, ma hanno dato importanti risultati gli sforzi di riordino amministrativo interno.”
Le spese dell'Enpa

Malgoverno? Nello stesso bilancio si parla anche di “mefitica marea velenosa (…), proveniente dai primi anni Duemila fatti di mala gestione, impreparazione, superficialità e colpevoli omissioni, che ancora oggi persiste a produrre danni”. Parole forti, e non sono le sole. Fra le malefatte del passato, viene annoverata anche la “traumatica cessazione di alcune sezioni (Imola e Novellara, in particolare ) che, mal condotte dai cessati responsabili, hanno lasciato pesanti strascichi debitori sulle spalle dell’Ente. I carichi di questi default sono valutabili complessivamente in non meno di 100.000 euro, ma ancora oggi i danni non risultano del tutto definiti”. Finanze allegre, insomma. E pure qualcosa di più: “Anche nell’anno 2010 l’Ente ha dovuto affrontare le conseguenze dei gravi errori gestionali che ne hanno caratterizzato l’attività di un passato fatto di superficialità nella stipula delle convenzioni, incapacità nella gestione dei rapporti di lavoro, nonché nell’avvio di iniziative sbagliate e disastrose per quanto attiene il profilo patrimoniale”. Tanto che vertenze tributarie e contenziosi legali continuano a pesare sui bilanci: “Si tratta di una vasta gamma di problematiche, che riguardano contenziosi sia con soggetti privati (fornitori, dipendenti), sia soprattutto con gli Enti impositori (INPS, Inail, Fisco,
ecc.). Spesso si tratta di questioni imprevedibili o delle quali non vi è traccia negli archivi dell’Ente – evidentemente gestiti anch’essi in modo improvvido e maldestro – il che rende difficile ogni tentativo di programmare le iniziative e le attività. L’elenco di queste malefatte, quasi tutte risalenti ai primi anni 2000 è purtroppo lungo…”
I proventi

L’Enpa cresce grazie al sostegno pubblico. Intrattiene “proficui rapporti con gli organi governativi, in particolare con il Ministero della Salute – nel cui ambito si svolge l’attività del Sottosegretariato con delega alle questioni veterinarie e del benessere degli animali – e con il Ministero del Turismo”. E a proposito i dubbi erano pochi. “Tali rapporti hanno riguardato un complesso di questioni, sia economico – finanziarie, sia legislative, sia ancora di tipo operativo”. E arrivano soldi anche dal ministero: “Un primo significativo risultato di tale attività di coordinamento è rappresentato dall’entità dei finanziamenti ricevuti dal Ministero della Salute a valere sul D.M. 13 maggio 2005, che ha consentito all’Ente di essere il soggetto, sia pubblico che privato, che in assoluto ha potuto ottenere più contributi, per un importo complessivo di 410.000 euro, cui nel 2010 si sono aggiunti ulteriori 90.000 euro ottenuti dallo stesso Ministero per l’impianto di Mira”. Quando si dice le lobby animaliste, con bilanci da favola (merito anche di parecchi lasciti e donazioni) e ben introdotte nelle stanze che contano. Ma con i piedi d’argilla, perché i soci sono in fuga.
Claudio Monti