di Andrea Togni
L’Accademia d’Arte Circense nasce il 29 aprile 1988, grazie a una iniziativa di Egidio Palmiri, presidente dell’Ente Nazionale Circhi e sposata da tutti i direttori Circensi iscritti all’Ente. Andrea Togni, direttore dell’Accademia, ne ripercorre la storia e racconta l’importanza formativa, artistica e sociale che un’istituzione come l’Accademia d’Arte Circense ha avuto e ha tuttora per le famiglie circensi e non solo.
L’idea di dar vita all’Accademia d’Arte Circense in Italia nasce nella mente di Egidio Palmiri ai tempi della seconda guerra mondiale. I Palmiri si trovavano in Lettonia col loro celebre numero dell’Aerolite, anche se ancora non era stato così battezzato. Fu una permanenza breve, ma sufficiente per far imbattere Egidio Palmiri in un modello di scuola del circo che colpì l’acrobata italiano. Si trattava infatti di una struttura che teneva insieme gli spazi per l’attività circense con quelli per la vita in comune e lo studio, un convitto nel quale gli allievi trascorrevano gran parte dell’anno insieme ai loro istruttori, tutti ex artisti di sicuro talento che si erano esibiti sulle piste di tutto il mondo. Nonostante ci siano stati nel corso dei decenni vari tentativi di fondare la scuola, tanto che nel 1964 Massimo Alberini sul Corriere della Sera dedica un articolo a una possibile apertura che sarebbe dovuta avvenire di lì a breve, è solo nel 1988 che l’Accademia d’Arte Circense apre le porte ai primi dieci allievi, a Verona, nella sede creata nel quartiere invernale dell’American Circus dei Togni. Nell’idea di Palmiri, e nei fatti, l’Accademia deve rispondere ad alcune problematiche che le famiglie circensi affrontano. Innanzitutto la scolarizzazione dei figli, che, tradizionalmente, cambiano scuola ad ogni spostamento del circo e non riescono a seguire un percorso scolastico adeguato, inoltre l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni rende impossibile seguire la scuola girando con il circo. Questo obbliga di fatto le madri degli studenti a doversi fermare in una città per far studiare i figli, dividendo le famiglie e impedendo alle artiste di lavorare nell’impresa di famiglia. Inoltre i ragazzi, stando fermi, non riescono ad allenarsi alle arti circensi in un’età cruciale per la loro formazione. Va aggiunto che la direzione delle imprese circensi viene generalmente tramandata da padre in figlio ed è impensabile avere come dirigente di un’azienda circense una persona che non abbia una scolarizzazione adeguata alle spalle. Un altro aspetto importante è la necessità di un ricambio generazionale artistico che sia in linea con i tempi in cui si vive, alzando il livello e facilitando la formazione artistica delle nuove generazioni. È in quegli anni che la televisione comincia a propone al pubblico il meglio delle attrazioni circensi e quindi i circhi, nelle loro programmazioni, devono riuscire a mettere in pista numeri di alto livello, con conseguente aumento dei ritmi di preparazione e allenamento, il che rende difficile trovare artisti disposti ad insegnare ai giovani con continuità. L’Accademia prende spunto dal modello sovietico – l’Unione Sovietica in quegli anni sforna artisti di altissimo livello che portano innovazione tecnica e artistica – che si basa sulla presenza di maestri molto competenti che riescono a coprire tutte le discipline circensi in un’unica struttura nella quale gli allievi possono anche soggiornare. Un vero e proprio collegio del circo. E’ facile immaginare che, con l’attenzione di tutti i professionisti del settore che si prestavano a creare un’Accademia per formare i loro figli, e sotto la guida, l’esperienza e la tenacia di Egidio Palmiri, non poteva che uscirne una scuola d’eccellenza!
Infatti non tardano ad arrivare i primi successi dei suoi allievi. Dai vari Clown del Festival del circo di Monte Carlo a premi vinti in festival circensi in tutto il mondo. Inoltre gli allievi che non hanno un’impresa circense alle spalle, riescono così a trovare contratti nei più importanti circhi e teatri del mondo. L’Accademia rimarrà a Verona per due anni e nel 1990 si sposterà a Cesenatico per poi tornare a Verona nel 2004, anno in cui Egidio Palmiri chiede ad Andrea Togni di essere affiancato nella direzione dell’Accademia portando così molte delle novità e dell’esperienza acquisita nella sua carriera artistica. Si aprono i corsi anche ai ragazzi veronesi che accorrono in gran numero, cento solo il primo anno, per partecipare alle attività proposte. Questi ragazzi apprezzano non solo la formazione fisica e le arti circensi, ma anche quello che l’educazione circense racchiude: integrazione, inclusione,rispetto delle regole, con il valore aggiunto degli artisti più anziani e della famiglia a sostenere gli stessi allievi. Pur essendo un’attività che potrebbe avvicinarsi molto al mondo sportivo, c’è una differenza di base molto importante, se esistono competizione o gara, non si tratta di uno contro un altro, ma di una sfida con sé stessi. In questo modo non si creano perdenti, ma si stimola il miglioramento personale, che è un aspetto che si riporta poi nella vita di tutti i giorni. L’Accademia ha fatto conoscere il circo a molte centinaia di ragazzi nel corso degli ultimi anni, educandoli così ad apprezzare il circo e a farne comprendere il valore culturale e dello spettacolo. Questo ha avuto molta risonanza sul territorio tanto che la Regione Veneto, attraverso l’assessore all’istruzione Elena Donazzan che, alla notizia della chiusura dell’Accademia post pandemia, ha fatto di tutto perché questa chiusura diventasse temporanea e non definitiva.
L’appoggio dal Consiglio Regionale è stato evidenziato con una lettera che l’assessore Donazzan ha inviato come ringraziamento per l’attività che l’Accademia svolge e per il raggiungimento degli obiettivi condivisi tra Regione e scuola:
“[…] dare visibilità agli investimenti a sostegno dell’occupazione e dell’inclusione attiva, realizzando interventi in grado di determinare una ricaduta positiva sul territorio. Se questo è stato possibile, lo dobbiamo in gran misura all’impegno della Vostra Accademia d’Arte Circense, che, attraverso il progetto “L’arte del circo come strumento di inclusione” finanziato dal PR veneto FSE+ 2021/27, è riuscita nell’intento di evidenziare l’importanzadi questi strumenti.” Per i prossimi tre anni infatti, grazie appunto all’assegnazione del bando europeo citato nella lettera e gestito dalla Regione, la scuola ha i fondi necessari per garantire la propria attività, e ha riaperto le sue porte riportando molte famiglie circensi ad affidare all’Accademia la formazione dei loro figli. Constatare che questi genitori sono di fatto ex allievi è la gratificazione più grande che si può ottenere come riconoscimento per tutto il lavoro svolto dall’Accademia d’Arte Circense nei suoi 34 anni di attività.